Esteri. Con Trump vince anche la comunicazione russa
NAPOLI – La vittoria di Donald Trump nella corsa alle presidenziali degli Stati Uniti segna una svolta decisiva per il futuro degli equilibri geopolitici mondiali. La sconfitta della candidata democratica Hillary Clinton evidenzia la necessità dell’elettorato americano di avallare un ripensamento sociopolitico di stampo conservatore, avulso dalla condotta estera d’interventismo militare, che nel corso della presidenza Obama non ha fatto altro che danneggiare le relazioni bilaterali tra Russia e Stati Uniti. Tuttavia, la principale vittoria del candidato repubblicano non riguarda solo il contributo dato alle urne dai cittadini statunitensi, bensì il nuovo modo che questi hanno avuto nella competizione elettorale di intendere l’informazione.
In occasione delle elezioni presidenziali infatti, il regime mediatico statunitense si è ampiamente schierato, senza riserve, a favore della Clinton, con slogan e campagne che hanno tentato di condizionare in ogni modo le coscienze degli elettori. Con il termine delle presidenziali e il tanto agognato annuncio della vittoria del nuovo presidente, ha avuto fine anche la campagna d’accuse e di vessazioni nei confronti di Trump, che ha dovuto subire accuse di razzismo, omofobia, antisemitismo e addirittura di collusione con i servizi di spionaggio russi. Tuttavia la rapida diffusione di opinione e lo scambio di informazioni mainstream, provenienti anche da agenzie di stampa filorusse, ha rappresentato un efficace antidoto contro la disinformazione adoperata, tanto da essere addirittura apprezzata dallo stesso popolo statunitense nel periodo delle presidenziali più influenti del mondo. Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande ad Antonino Santoro, responsabile e traduttore di “Russia In Translation”, progetto di informazione online che si occupa di tradurre in italiano le principali notizie proveniente dalla stampa Russa.
Presidenziali USA. Gli effetti degli attacchi mossi alla Russia, da parte dei media occidentali?
«Ci sono sempre stati contrasti e screzi tra i due paesi. E’ però interessante vedere come la natura di questi screzi cambi, a volte lentamente altre più velocemente, nel corso del tempo: i media e le notizie da questi riportate ci danno un chiaro esempio di tutto questo. Fino a maggio la principale tematica affrontata dalle testate russe era senz’altro la partecipazione di Mosca nella guerra civile siriana e le divergenze con gli USA riguardo al destino della Siria e del presidente Bashar Assad.
In estate, grandissimo risalto ha invece avuto la squalifica di numerosi atleti russi alle Olimpiadi e dell’intera federazione paraolimpionica russa a Rio 2016. Seppur apparentemente possa sembrare una questione di importanza secondaria, a nostro parere questa polemica ha forse avuto un maggior coinvolgimento del pubblico russo rispetto alla questione siriana: la squalifica inflitta agli sportivi russi, in un paese dove l’educazione fisica e lo sport sono dei fondamenti della cultura, è stata vista come un diretto colpo al cuore all’orgoglio nazionale, orchestrato ingiustamente dagli USA per meri fini politici e di propaganda.
In questi ultimi due mesi si è invece fatto largo, lentamente ma in modo deciso, lo scontro sulle relative accuse di attacchi hacker tra Mosca e Washington. Si tratta anche qui di un eterno tira e molla mirato da una parte a far apparire la Russia come il nemico numero uno e dall’altro di sottolineare l’atteggiamento guerrafondaio americano.
Dopo aver occupato in modo quasi totale le prime pagine per circa due anni, gli articoli sulle sanzioni occidentali legate alla situazione ucraina hanno iniziato ultimamente a calare. Da parte dei media russi è diminuito l’interesse economico e propagandistico in merito, dato che l’opinione pubblica considera definitivamente la Crimea come una parte della Russia. Sulle sanzioni, e relative contro sanzioni, invece non si vuole più dare importanza agli aspetti negativi per non imprimere forse l’idea che il paese dipenda troppo dai rapporti con l’occidente. Non è un caso che in modo sempre più frequente compaiano articoli su imprenditori russi che, sfruttando le sanzioni, hanno iniziato a fare grossi guadagni andandosi a sostituire al vuoto commerciale e di materie prime europee.»
Come definirebbe la comunicazione adottata da Putin negli ultimi periodi?
«Nei suoi interventi il presidente Putin si mostra sempre molto tranquillo, ma allo stesso tempo deciso quando parla di relazioni internazionali. Se da una parte infatti non ha freni nel giudicare negativamente e condannare l’occidente in questioni quali il terrorismo e le sanzioni, dall’altra si dice sempre disponibile a una collaborazione per la ricerca dell’interesse comune. Persino sulla questione siriana e sul destino del presidente Bashar Assad, Mosca ha più volte fatto delle velate aperture pur di continuare il dialogo. A prescindere dal giudizio che ognuno può avere su di lui, il presidente Putin è certamente un uomo molto pragmatico e che sa farsi rispettare in ambito internazionale.»
Cosa pensano i russi del sostegno italiano alla candidatura di Hillary Clinton?
«In Russia c’è sempre stato un grande interesse e persino amore verso il nostro paese e il made in Italy. Basti pensare al fatto che l’italiano è una delle lingue straniere più studiate dai russi. Da ormai due anni proprio a causa della situazione in Ucraina e delle relative sanzioni e contro sanzioni, i rapporti economico commerciali tra i due paesi hanno purtroppo subito un grosso colpo. All’Italia viene rimproverato di seguire quelle che sarebbero le direttive di altri paesi, America in primis. Tuttavia più che una vera e propria contrapposizione, che al limite è presente più verso Bruxelles che verso Roma, a far da padrone è forse un certo senso di amarezza per tutte le occasioni che si stanno perdendo da entrambe le parti. Tra i paesi dell’Unione Europa, l’Italia è poi vista sicuramente meglio di altri e non di rado i media russi pubblicano notizie su come il nostro paese cerchi di far pressioni per un miglioramento delle relazioni russo-europee.»
Le aspettative del popolo russo?
«Quello russo è un popolo profondamente patriottico, orgoglioso della propria storia e pronto a difendere a spada tratta il proprio paese. Quando si parla quindi di problematiche e relazioni internazionali, la maggior parte dei russi appoggia in tutto e per tutto le politiche e le azioni del proprio governo. Per quanto riguarda il come risolvere questa crisi, la risposta è nettamente diversa se si parla di USA o di Europa: con gli USA i russi hanno sempre avuto un rapporto di antagonismo geopolitico e culturale che difficilmente può essere sanato del tutto. Sono semplicemente due realtà e due mentalità contrapposte. Nel dettaglio poi i russi danno ormai l’annessione della Crimea come un dato di fatto, su cui non vale neanche la pena discutere. Gli americani devono semplicemente prenderne atto e comportarsi di conseguenza o la crisi andrà avanti senza fine. Diversa è invece l’opinione nei confronti dell’Europa, la quale a volte, fortemente criticata, non è in genere considerata come in antitesi con la Russia. Certo, i russi si rendono conto che difficilmente i paesi europei possono sciogliersi da quelle che sono le politiche americane, ma sono anche ben consci che tra Russia e Europa c’è un legame culturale ed economico che non può essere spezzato del tutto.»