Estetica. Necessaria corretta informazione prima del filler
ROMA – Molte persone non sanno assolutamente cosa siano i filler. Nonostante ciò, i numeri che riguardano i trattamenti estetici sono in continua ascesa. Infatti secondo l’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS), la più grande e prestigiosa associazione al mondo di chirurghi plastici estetici, nel 2013, solo in Italia, sono stati effettuati circa 375.000 trattamenti, di cui 182.000 procedure chirurgiche e 192.000 procedure non chirurgiche. Con una media dell’1,6% di tutti i trattamenti riportati nel mondo, considerando l’esiguo numero della nostra popolazione rispetto a quella mondiale, si tratta di numeri molto consistenti che ci pongono al 7° posto della graduatoria per paese, al primo posto risulta il Brasile. Al riguardo abbiamo intervistato il Dottor Carlo Blanco, esperto in medicina estetica e terapia estetica.
Cosa si intende con il termine “Filler”?
«Il termine filler deriva dal verbo inglese “to fill”, riempire. Il filler consiste in una sostanza iniettabile biocompatibile con il nostro organismo. I suoi impieghi sono per diminuire la profondità delle rughe, per modellare e volumizzare le labbra, gli zigomi, il mento, il profilo mandibolare, in alcuni casi sollevare la punta del naso. I filler li classifichiamo in riassorbibili: acido ialuronico e idrossiapatite, sono i più sicuri; il collagene con qualche rischio di allergia; l’acido L-polilattico per grossi volumi; la carbossimetilcellulosa; il lipofilling, ovvero l’impianto di grasso autologo. E non riassorbibili: polimetilacrilati, la policriamide, il silicone vietato in Italia dal 1993 per decreto ministeriale. Ma il più utilizzato per la sua biocompatibilità è l’acido ialuronico: questo gel affascinante è un polisaccaride, ovvero un carboidrato formato da migliaia di unità disaccaride e N-glucosammina, pertanto la molecola dello ialuronico è in grado di legarsi con l’acqua, e il forte richiamo di quest’ultima permette allo ialuronico di fornire oltre l’effetto volume anche un’intensa e profonda idratazione».
In quali casi si interviene?
«Dopo un’attenta anamnesi si prediligono pazienti che vogliono migliorare il loro aspetto, dando risalto ai volumi diminuiti con il passare del tempo. Altra richiesta è spesso rivolta alla regione periorale con esaltazione del volume delle labbra o ridefinizione delle stesse, nel primo caso si tratta di persone giovani, nel secondo di persone più mature. Un importante capitolo si apre per la prevenzione, che possiamo attuare con il filler, e che consiste nel non correggere, ma attenuare i segni del tempo applicando la formula full face, andando a infiltrare più punti anatomici che già sappiamo avranno involuzione con il tempo. Quindi è fondamentale da parte del professionista conoscere l’anatomia del viso e il suo decorso nel tempo, con i vari cambiamenti.»
Quanto dura un trattamento?
«Una seduta per un impianto di un filler ha una durata variabile. Molto dipende dalla persona che abbiamo davanti. Tutti vogliono farle, ma poi quando ci si siede sul lettino del medico ci sono alcuni ripensamenti. Quindi fondamentale chiarire i risultati che si possono ottenere, come gestire la durata del filler anche a casa, lavoro, nel quotidiano, spiegando l’utilità dell’apporto d’acqua giornaliero. Nel contesto possiamo dire che la seduta ha una durata variabile di circa 60 minuti. Finita la sessione, per ridurre il lieve rossore dato dalle infiltrazioni, si fa una maschera rinfrescante seguita da un velo di fondotinta anallergico.»
Tecnicamente, come si svolge una seduta?
«Una volta individuata l’area d’intervento, dopo detersione accurata della cute si stende un velo di anestetico topico che viene compresso con della pellicola per alimenti. Dopo 15 minuti circa si deterge nuovamente la cute e quindi si inizia l’impianto del prodotto; per disinfettare non si usa ovatta o simili, ma si preferisce la garza. A ogni iniezione si fa precedere una leggera pressione con del ghiaccio per ridurre al minimo i rischi di piccoli sanguinamenti.»
Ci può raccontare un ‘classico’ della sua professione?
«Spesso durante la visita, dopo che la persona ha spiegato tutte le motivazioni per le quali vuole fare un filler, emerge una frase: “Dottore mi raccomando nessuno si deve accorgere che ho fatto qualcosa al viso!”. Invece bisogna precisare che nella maggior parte dei casi il paziente vuole avere dei miglioramenti così importanti, che se il medico li attuasse tutti avremmo uno stravolgimento completo dell’espressione del volto. Molte persone prima di iniziare ci fanno vedere foto di come erano o in alcuni casi di come vorrebbero diventare, ritagliando pagine di riviste con attori e attrici. In questi casi dobbiamo spiegare le potenzialità del filler, ma anche i suoi limiti, in quanto spesso le richieste sono più da chirurgia che da medicina estetica.»
Quanto è importante l’informazione nella sua professione?
«Molti pazienti non sanno assolutamente cosa siano i filler, né potenzialità e limiti. Gli attribuiscono il nome di ‘punturine’ dando un significato magico alla parola: “Vengo da lei perché la mia amica ha fatto una punturina e ora la vedo meglio”. Signora, rispondo io, “che tipo di impianto le è stato fatto?”, e la risposta è: “credo del botox nelle labbra!”. Quindi grande confusione, in quanto la tossina botulinica non ha indicazione per volumizzare le labbra e quindi poca chiarezza. Noi medici a tal proposito abbiamo l’obbligo di informare i nostri pazienti sulle possibilità che abbiamo nell’impiantare un filler, spiegare cosa facciamo, che tipo di prodotto utilizziamo e che risultato possiamo ottenere; ci sono da sfatare alcune credenze che ormai girano come luoghi comuni sull’efficacia esagerata alcune volte dal filler, oppure sulla sua inutilità; questo avviene perché non si è capito o spiegato cosa si stava impiantando in quel momento, per quel problema.»
Cosa prevede il futuro per questo tipo di trattamento?
«Il futuro del filler credo sia già arrivato negli ultimi anni, ci sono state delle grandi evoluzioni che hanno portato i prodotti di alcune case a dei livelli veramente alti, tali da poter avere a disposizione più sostanze per le varie problematiche che affrontiamo giornalmente. Alta sicurezza del preparato, biocompatibilità e durata sono le innovazioni più importanti che noi medici chiediamo alle aziende produttrici. Oggi, oltre al cambiamento del prodotto, abbiamo assistito anche al cambiamento delle tecniche di impianto riuscendo a dare sempre più risultato ai nostri pazienti.»
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