Fotografia. Mostra “Infin che il mare fu sovra noi rinchiuso” a Santa Fede Liberata
NAPOLI – In un periodo in cui il tema dell’immigrazione è così attuale, Napoli dedica una mostra a chi ha vissuto il dramma dell’abbandono, del distacco dalla propria terra, del dramma dei naufragi avvenuti nel “mare nostrum”.
“Infin che il mare fu sovra noi rinchiuso” è infatti il nome della mostra fotografica di Cecilia Battimelli, inaugurata il giorno 19 aprile alle ore 17:00 in presenza del Prof. Aldo Masullo, della giornalista Eleonora Puntillo e del Prof. Giovanni Laino, presso l’ex oratorio di Santa Maria della Fede in Via San Giovanni Pignatelli. Le foto resteranno esposte fino al 17 maggio.
Le foto esposte esprimono il dramma dei naufragi avvenuti nel “mare nostrum”, sulle orme di una già precedente mostra della fotografa avvenuta nel 2004 e che riportava alla memoria il naufragio della F174 nel 1996. L’evento, meglio conosciuto come “La tragedia di Portopalo” o “Strage del Natale 1996”, riguardava quel sinistro marittimo che, nella notte tra il 24 e il 25 dicembre 1996, al largo di Portopalo di Capo Passero, in provincia di Siracusa, causò la morte di almeno 283 persone.
“Questa tragedia, che fu resa nota solo molto più tardi in tutta la sua agghiacciante verità dal quotidiano Repubblica, mi colpì profondamente e con essa tutte le altre successivamente accadute. Così nacque nel lontano 2004 “Mare Nostro”, mia prima mostra sul tema dei naufragi e sul destino dei migranti, in memoria delle 283 vittime. Purtroppo nel corso degli anni le tragedie si sono moltiplicate e il numero delle vittime è aumentato a dismisura. Anche con i miei lavori successivi ho cercato di dare concretezza a queste morti attraverso la fotografia”, così spiega la sua mostra la fotografa Cecilia Battimelli, la quale nelle sue foto punta l’attenzione sulla figura dei migranti e sulla terribile realtà nella quale sono immersi.
La mostra infatti si inserisce all’interno di un contesto storico-politico in cui il tema dell’immigrazione occupa attualmente un ruolo importante per via dell’approvazione definitiva del decreto Minniti, le cui normative riguardano l’abolizione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo che hanno fatto ricorso contro un diniego, l’abolizione dell’udienza, l’estensione della rete dei centri di detenzione per i migranti irregolari e l’introduzione del lavoro volontario per i migranti.
Abbiamo incontrato l’artista per porle alcune domande inerenti la mostra.
In che modo la fotografia può sensibilizzare le persone su un argomento così delicato?
«La cosa importante è la forza del contenuto e del messaggio che uno vuole trasmettere a tutti i costi. Se lavori con passione il messaggio arriva. La fotografia rappresenta una presa di coscienza, un punto di partenza per un approfondimento.»
Che messaggio trasmette attraverso le sue foto?
«Io ho fatto questa mostra “mare nostro” nel 2004 e quasi nessuno sapeva dell’evento del naufragio del 1996, perché è stata una notizia a lungo tenuta nascosta. Queste foto rappresentano per me un modo per testimoniare il fatto, per non far perdere il senso della memoria di ciò che è accaduto. È importante ricordare, perché è un modo per riportare in vita chi è morto.»
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