Giulio Regeni. Anche a Napoli il ricordo e la richiesta di verità
NAPOLI – Così come accaduto nelle altre grandi città italiane, anche a Napoli, nella centralissima Piazza Dante, mercoledì 25 gennaio alle ore 19:30 si è svolta la manifestazione “#365giornisenzaGiulio”, una fiaccolata organizzata da Amnesty International – Gruppo Napoli in memoria di Giulio Regeni, a un anno esatto dalla sua scomparsa.
L’iniziativa, che ha permesso agli attivisti e alle tante persone di riunirsi insieme nel ricordo commosso dello studente morto in Egitto, in circostanze ancora da chiarire, è servita anche a ricordare e ribadire a tutti che la luce sulla vicenda non verrà spenta fino a quando questa non verrà chiarita, e fino a quando i colpevoli non pagheranno per l’uccisione di Giulio.
Dottorando italiano dell’univeristà di Cambridge, Giulio si trovava in Egitto per svolgere ricerche sui sindacati egiziani indipendenti e sul loro operato nella delicata situazione successiva alla rivoluzione del 2011. Il suo corpo fu ritrovato il 3 febbraio 2016 nei pressi di Giza, mutilato e mezzo nudo, a nove giorni dalla denuncia della sua scomparsa; evidenti segni di sottoposizione a tortura, contusioni e abrasioni, numerosi lividi e fratture ossee, oltre a bruciature di sigarette, coltellate multiple e diversi tagli.
La collaborazione da parte delle autorità egiziane fu inizialmente garantita, ma ben presto smentita, aumentando notevolmente le difficoltà comunicative e diplomatiche tra i due Paesi. Dopo un anno non è ancora possibile ricostruire la dinamica del caso, e ciò che la famiglia Regeni chiede è semplicemente la verità, ovvero che si lotti e non si molli prima di sapere il perché delle torture e della uccisione di Giulio.
La manifestazione ha visto tutti gli intervenuti riuniti attorno a un lungo striscione di Amnesty International, che recitava “Verità per Giulio Regeni“. Subito dopo l’accensione delle candele, che circondavano lo striscione, la responsabile di Amnesty International Napoli ha letto alcune parole citando inizialmente Paola, la madre dello scomparso Giulio: “L’ho riconosciuto solo dalla punta del naso, noi abbiamo il dizionario delle torture su Giulio. Il 99% delle torture che si possono fare a un essere umano erano sul suo corpo”. Successivamente la responsabile ha prima ricapitolato la situazione del caso e poi ha sottolineato l’urgenza e l’importanza dell’ottenere la verità per Giulio e per tutte le persone come lui scomparse in circostanze misteriose: “verità per Giulio Regeni non è uno striscione, non è uno slogan, ma una richiesta di verità e un impegno di giustizia lanciati da Amnesty International e da Repubblica per Giulio e per tutte le persone che subiscono violazioni dei diritti umani; qualsiasi esito distante da una verità accertata e riconosciuta in modo indipendente deve essere respinto.”.
Poco prima dell’inizio della manifestazione abbiamo avvicinato la responsabile della sezione di Napoli di Amnesty International, Serena Salzano, per fare alcune domande.
Perché la fiaccolata?
«Siamo qui per unirci, insieme alle maggiori piazze italiane, nel ricordo di Giulio a uno dalla sua morte. Un ragazzo che svolgeva attività di ricerca in Egitto rispetto ai sindacati Egiziani. Amnesty e Repubblica hanno lanciato questa campagna per tenere viva l’attenzione dell’opinione pubblica sul caso, diventato di interesse internazionale. A oggi non sono state ancora chiarite le motivazioni della scomparsa di Giulio, ma il suo non è il solo caso, anzi. La sua morte ha acceso i riflettori sulle sparizioni frequenti che avvengono in Egitto e che riguardano gli oppositori del regime vigente; la pratica è proprio quella della sparizione e della tortura.»
Le indagini sono interrotte?
«In questo caso siamo stati ‘fortunati’, perché deve sapere che sono centinaia i casi di sparizione e di mancato ritrovamento del corpo, finiti poi nel dimenticatoio.»
Che tipo di lavoro sta svolgendo Amnesty International al riguardo?
«Amnesty partecipa attivamente alle ricerche e alle indagini sul caso e chiede ovviamente chiarezza al governo egiziano, ma anche a quello italiano. E’ presente in entrambi i casi e fa pressione politica coinvolgendo l’opinione pubblica. Se oggi l’attenzione mediatica è alta è anche grazie al lavoro di Amnesty.»
Cosa chiedete dunque?
«Vogliamo la verità, non mezze verità, e vogliamo giustizia per lui e per tutte le persone che semplicemente svolgono attività di ricerca e subiscono un clima di oppressione all’interno della comunità egiziana.»
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