Giuseppe Aragno: “L’antifascismo? Bisogna parlarne più oggi che quando c’era il Fascismo!”
NAPOLI – Il 22 aprile, nell’ex OPG occupato, per le commemorazioni della Liberazione, si è tenuto l’incontro LA NAPOLI RIVOLUZIONARIA, con intervento dello storico Giuseppe Aragno.
In presenza di un folto pubblico di giovanissimi, Aragno ha tracciato la storia delle lotte operaistiche a Napoli tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, paragonando il Jobs Act di Matteo Renzi alla Carta del Lavoro Fascista del 1927 e la situazione attuale dei lavoratori a quella di fine ‘800, con gli stessi diritti da riconquistare: secondo Aragno oggi è forte l’esigenza di dare vita a una Camera Popolare del Lavoro a sostegno dei lavoratori. Ma nonostante le manipolazioni dei media e del potere, lancia anche un messaggio positivo: “Non siamo soli né sconfitti. Se guardate indietro avete una forza enorme per andare avanti!”. A fine conferenza gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Professore ha ancora senso parlare di antifascismo?
«Forse bisogna parlarne più oggi che quando c’era il fascismo. In questo Paese vige ancora il Codice Rocco (Un Codice di Diritto penale sostanziale e di Diritto processuale penale, promosso durante il ventennio fascista – ndr), il miglior prodotto del Fascismo: nonostante la Resistenza ce lo siamo tenuto, e così non mi meraviglia che la Corte di Strasburgo ci ‘ricordi’ che non abbiamo una legge contro la tortura. I nostri poliziotti, salva la pace di qualcuno, si comportano come a Genova (Durante il G8 – ndr): in base al Codice Rocco, va in galera un giovane che ha rotto un bancomat, mentre un poliziotto che ha ucciso un ragazzo gira ancora in divisa. Ma non è tutto!»
Ci dica, che altro c’è?
«La Costituzione antifascista la stanno smantellando, abbiamo un Parlamento che la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale perché i membri sono nominati e non eletti. La Camera dei Fasci e della Corporazioni (Istituita da Mussolini negli anni ’30 –ndR) funzionava allo stesso modo! Il Governo Renzi oggi sta preparando una legge elettorale che farebbe vergognare Acerbo, che pure preparò la cosiddetta ‘legge truffa’ (La Legge elettorale degli anni ’50, che conferiva un largo premio di maggioranza al partito vincente – ndr). Ancora? La scuola e l’università sono classiste, più di quanto lo fossero in epoca fascista; il sistema politico maltratta i sindacati e teorizza una forma nuova di corporativismo. Poi uno gli dà i nomi che vuole, se non gli piace la parola ‘fascismo’: c’è chi parla di ‘democrazia autoritaria’.»
Stasera ha raccontato il movimento operaista che a fine ‘800 combatteva la Destra autoritaria, poi il Fascismo. Oggi ci sono i presupposti affinché la classe operaia torni a lottare?
«Sì, perché per la prima volta dalla Rivoluzione Francese questa borghesia sta mettendo da parte addirittura Montesquieu (Il filosofo e giurista del ‘700, teorico della separazione dei tre poteri – ndr). È evidente che la democrazia si sta restringendo, torniamo a una sorta di ‘Ancien Regime’ (Le monarchie europee prima della rivoluzione francese del 1789 – ndr), e le classi operaie e i ceti subalterni stanno pagando prezzi altissimi. Se la gente non riprenderà le lotte dell’800/900 con una riorganizzazione della battaglia sul terreno sindacale, rimarrebbe aperta una sola via…»
Di chi la colpa?
«La classe dirigente deve capire che una cosa è vincere un’altra è schiacciare. Se non capiranno che stiamo arrivando a una nuova forma di schiavizzazione pagheranno un prezzo salatissimo, lo pagheremo tutti: sarà la tragedia, la rivoluzione.».
By Riccardo Bruno