HIV. In USA possibile trapianto organi tra sieropositivi
BALTIMORA – Medici della Johns Hopkins University hanno annunciato con successo i risultati ottenuti da un’operazione che ha avuto luogo due settimane fa, attraverso la quale hanno per la prima volta effettuato un trapianto di organi tra due pazienti colpiti da HIV, il virus di immunodeficienza umana.
I chirurghi statunitensi della Johns Hopkins University hanno svolto con successo il primo trapianto di fegato al mondo tra pazienti sieropositivi. L’operazione arriva tre anni dopo l’abolizione della legge che vieta utilizzo di organi da parte di persone affette da HIV. I medici della Johns Hopkins University hanno annunciato oggi i risultati dell’operazione avvenuta due settimane fa: da un donatore deceduto, il fegato e i reni a due diversi destinatari con l’HIV. Il fegato è stato dato a un paziente che è stato infettato con il virus dell’AIDS più di 20 anni fa. Il rene è stato invece trapiantato a un paziente affetto da HIV da circa 30 anni. Entrambi i pazienti che hanno preso parte all’operazione sono attualmente in fase di riabilitazione, riferiscono i medici, aggiungendo che stanno facendo enormi passi in avanti e che in particolare il destinatario del rene ha già lasciato l’ospedale.
E’ stata in assoluto la prima operazione in USA di trapianto organi da sieropositivi a sieropositivi, in quanto in precedenza erano stati effettuati solo interventi chirurgici da persone sane a infette. Secondo Dorry Segev, professore di chirurgia presso l’Università di medicina della Johns Hopkins, la data dell’operazione è un giorno rivoluzionario perché quotidianamente muoiono circa 600 persone nel mondo, colpite da HIV, i cui organi sani potrebbero essere donati a persone che soffrono della stessa infezione: in questo modo molti altri pazienti colpiti dalla stessa infezione, che ogni giorno lottano con insufficienza renale ed epatica, possano trovare un modo per alleviare i loro dolori o in alcuni casi di salvare loro la vita. Da segnalare che nonostante ci siano molti rischi, come l’esposizione a un secondo ceppo del virus HIV dal donatore, il procedimento chirurgico è stato elogiato anche da HIV Medicine Association.
By Edoardo Vacca