Il 30 novembre #fuorituttidallozoo
NAPOLI – L’hashtag è #fuorituttidallozoo, la manifestazione è prevista per domenica 30 novembre alle ore 10:00 fuori allo Zoo di Napoli, in Via J.F. Kennedy 76. Si tratta del presidio di protesta organizzato dalla LAV di Napoli, Lega Anti Vivisezione, e dagli attivisti Veg in Campania contro la reclusione a vita degli animali dietro le sbarre. Al presidio aderiscono già gli Antispecisti Partenopei, Venganch’io Cavese, Sorci Verdi Collettivo Antispecista e ALBA – Associazione Libertà e Benessere degli Animali, ma la lista è ancora aperta e gli organizzatori invitano alla massima diffusione dell’appuntamento e alla partecipazione della cittadinanza.
Abbiamo rivolto alcune domande agli attivisti della LAV Napoli Onlus, dopo la diffusione delle foto scattate dai volontari agli animali dello Zoo di Napoli in data 15 novembre, foto che “Valgono più di mille parole” e che tra i tanti disagi degli animali documentati mostrano la scimmia Macaco che venne sequestrata a inizio 2014 in un condominio di Orta di Atella, in provincia di Caserta, e trasferita allo Zoo di Napoli (Doveva restare lì solo due settimane – ndr) prima di essere restituita a un ambiente naturale più adatto alla sua specie. Invece è ancora lì.
Perché questo presidio?
«Con questa manifestazione vogliamo dare voce agli animali non umani reclusi nella struttura, portando le nostre istanze alla conoscenza del pubblico pagante, e finanziatore, di quello che, contrari a ogni forma di sfruttamento degli animali, riconosciamo come un vero e proprio carcere per condannati senza colpa.»
Le condizioni attuali degli animali?
«Gabbie e recinti sottodimensionati, impossibilità di avere comportamenti normali per la specie, come per esempio lo spostamento lungo grandi distanze, oppure di assecondare i più naturali istinti. Isolamento sociale, regimi alimentari innaturali, mancanza di stimoli, stress, comportamenti stereotipati, autolesionismo, nevrosi. Anche nel migliore degli zoo, ogni animale è un ergastolano esposto agli sguardi del pubblico, e la struttura che si trova nella nostra città non è certo tra le migliori, anzi. Lo Zoo di Napoli, nonostante il goffo tentativo di pulizie e rilancio dei mesi scorsi, non è ancora uno zoo autorizzato secondo legge dal ministero dell’Ambiente e non rispetta nemmeno i criteri minimi stabiliti dall’UE.»
C’era una femmina di elefante, si ricorda?
«Non abbiamo dimenticato e non vogliamo dimenticare la triste storia dell’elefantessa Sabrina, che ha vissuto, per modo di dire, da sola, nonostante sia notorio che gli elefanti sono animali sociali: è stata per decenni reclusa in uno spazio privo totalmente di vegetazione e con un esiguo acquitrino, è morta prigioniera. Anche lei non ha avuto modo di ripararsi dagli sguardi dei visitatori dai quali la separava una sorta di recinzione fatta di punte acuminate. E anzi è stato documentato a più riprese che di giorno le si negava l’accesso al piccolo rifugio così che potesse essere sempre esposta al pubblico, in perenne violazione della normativa in vigore. Adesso lei è ‘libera’ in cielo, ma noi siamo chiamati a lottare per i diritti di quegli animali che ancora sono prigionieri.»
Cosa chiedete?
«Il nostro obiettivo è quello di superare la logica e la pratica degli animali in gabbia per sostenere, al contrario, il potenziamento della vocazione ambientale e naturalistica di tutta l’area in cui sorge lo stesso zoo, attraverso la promozione di percorsi naturalistici e ambientali da svolgere in un parco godibile da parte di tutti i cittadini. Una soluzione, questa, che non pregiudicherebbe nemmeno gli interessi degli attuali dipendenti dello zoo. Vogliamo un parco di tutti e per tutti: senza prigionieri. Con la conversione dello Zoo potremmo spostare gli animali in strutture idonee, dove possano trascorrere il resto della loro vita in maniera dignitosa e fermeremmo l’importazione, già preannunciata dai responsabili dello Zoo di Napoli, di altri animali. Ma, guardando alla situazione in cui questi versano, come si può anche solo pensare di farne arrivare altri?»
I pericoli per gli animali attualmente ospitati nello Zoo di Napoli?
«Basta guardare le foto scattate dai nostri volontari il 15 Novembre 2014 per rendersi conto che il pericolo maggiore per gli animali è quello di restare nello Zoo! Sono immagini agghiaccianti di ergastolani sfruttati a fini di intrattenimento mascherato da ‘didattica’: cosa può insegnare un animale dietro le sbarre? Solo l’arroganza di togliere la libertà per motivi stupidi ed egoistici. Nessun genitore dovrebbe portare i propri figli in queste strutture! Educare i bambini alla conoscenza e alla diversità del mondo animale significa portarli a osservare le varie specie nel loro ambiente naturale, visitare un’oasi protetta o un centro di tutela della fauna, ma anche leggere libri e guardare documentari.»
E per la salvaguardia delle specie protette?
«E’ un argomento spesso a sostegno degli interessi degli Zoo, che servirebbero a salvaguardare delle specie protette: quello che invece si dimentica di far notare è che gli animali, una volta in cattività, si riproducono molto raramente, a causa delle condizioni di stress a cui sono sottoposti. Per questo motivo vengono forzati a stressanti programmi di recupero, come l’inseminazione artificiale, votati spesso al fallimento. Si tratta solo di un patetico tentativo per rimediare alla distruzione delle risorse naturali del nostro pianeta: se veramente vogliamo salvaguardare le specie animali dall’estinzione, dobbiamo rivolgere le nostre forze alla lotta anti-bracconaggio, al recupero e al mantenimento ambientale e delle risorse naturali».