Immigrazione. Grasso: disarmante la costruzione di nuovi muri
ROMA – “Penso che siamo stati abituati a festeggiare la caduta dei muri, oggi pensare che se ne possano costruire dei nuovi è veramente disarmante”, così questa mattina il Presidente del Senato Pietro Grasso, a margine della presentazione delle prime 4 auto elettriche in dotazione a Palazzo Madama, ha commentato la notizia sul muro anti immigrati che l’Ungheria ha intenzione di costruire al confine con la Serbia.
L’emergenza immigrati non colpisce dunque solo i Paesi dell’area mediterranea come l’Italia, la Spagna o la Grecia. Questa volta a fare la voce grossa contro l’Europa è l’Ungheria: già la scorsa settimana il Premier conservatore ungherese, Viktor Orbàn, aveva annunciato che avrebbe chiuso il confine del suo Paese per limitare l’accesso degli immigrati e dei richiedenti asilo in Ungheria.
Il governo di Viktor Orbàn ha annunciato infatti la costruzione di una barriera alta 4 metri e lunga tutti i 175 km di frontiera con la Serbia, per fermare il flusso di immigrazione clandestina. “I Paesi dell’Unione Europea cercano una soluzione, ma noi non possiamo più aspettare, dobbiamo agire!”, ha dichiarato al riguardo anche Peter Szijjarto, ministro degli Esteri ungherese: il suo Paese nel 2014 ha accolto più rifugiati pro capite di qualsiasi altro Paese dell’Unione Europea, Svezia esclusa, passando dai 2.000 registrati nell’anno 2012 ai 43.000 del 2014. E’ evidente dunque che l’emergenza immigrati non può essere gestita da un singolo Paese dell’area Schengen, ma è indispensabile la presenza dell’Unione intera, che tuttavia sembra vacillare. Così, secondo il Governo ungherese, la decisione di costruire un muro lungo tutto il confine con la Serbia, per impedire il passaggio dei migranti clandestini, non contravviene ad alcun trattato internazionale: “Anche altri Paesi hanno adottato la medesima soluzione”.
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Come dargli torto. La Francia ne ha appena alzato uno composto da forze dell’ordine, proprio nel cuore dell’Europa Premio Nobel per la Pace. Un altro muro dunque. Un’altra sconfitta per la libertà.
By Giuseppe D’Anna