Iran e Islam. Intervista esclusiva a Mustafa Milani: ”Portiamo pazienza per il bene dell’Umanità!”
MILANO – L’attenzione dei media internazionali negli ultimi mesi è focalizzata sui contrasti che riguardano i paesi dell’area Medio Orientale come l’Iran, la Turchia e l’Arabia Saudita. Caratteristica comune di questi paesi è la condivisione in maggioranza della medesima confessione religiosa, l’Islam. Per comprendere meglio le origini dei dissidi che intercorrono tra i diversi schieramenti dell’area Medio Orientale, abbiamo contattato Said Mustafa Milani, un Hojjatoleslam iraniano, grado religioso riservato solo agli esponenti più importanti del clero sciita, inferiore solo all’Ayatollah.
Said Mustafa Milani, cresciuto in Italia e iscrittosi a Milano presso il politecnico alla facoltà di ingegneria, oltre a essere uno studioso di testi sacri e un conoscitore dell’Islam, si occupa anche di informazione politica, rappresentando in Italia una vera e propria fonte di notizie utili alla comprensione delle varie realtà che gravitano intorno all’Islam, il Medio Oriente, e alla Repubblica iraniana.
I mezzi di informazione internazionali criticano costumi, tradizioni e soprattutto il programma nucleare dell’Iran. Cosa è realmente accaduto?
«Come prima cosa bisogna chiarire quali media. Sono i media occidentali, quelli legati all’impero americano-sionista che ci criticano ingiustamente, e la ragione è chiara: l’Iran non accetta di sottomettersi al loro impero perché vuole essere libero e indipendente, cerca il dialogo e lo scambio, le relazioni con tutti i paesi, eccetto ovviamente Israele che non è un paese. Prima della Rivoluzione l’Iran era nelle loro mani, era loro servo, ma adesso è tutto l’opposto: è il loro più duro nemico e oppositore!»
Cosa è cambiato dopo la Rivoluzione Islamica degli anni ’78-79?
«L’Iran, da paese servo e assoggettato agli Americani e all’Occidente, si è trasformato in un paese rivoluzionario, anti-sionista e anti-imperialista. La sua politica è diventata una politica di opposizione a quella americana. Ha assunto la prima linea nell’opposizione e nella lotta contro l’occupazione israeliana della Palestina, trasformandosi completamente da ciò che era in passato, ovvero il miglior amico di Tel Aviv. Sul piano economico invece, da paese dipendente dal petrolio, dai dollari americani e della decisioni occidentali, l’Iran si è trasformato in un paese che persegue l’autarchia e l’indipendenza, e sul piano sociale ha ritrovato la sua identità iraniana, musulmana e sciita. Nel complesso, la Rivoluzione ha ripristinato molte giuste cose che sono sempre appartenute agli Iraniani, sia prima che dopo l’avvento dell’Islam.»
Perché molte organizzazioni e agenzie di stampa accusano l’Iran di violare i diritti delle minoranze di genere e religiose?
«Queste accuse provengono per lo più dai media occidentali-sionisti, e vengono ripetute da gente ignara che non conosce nulla dell’Iran. È esattamente il contrario! La Repubblica Islamica dell’Iran è per definizione la repubblica della minoranza che, fra tutti i popoli del mondo, ha avuto il coraggio di ribellarsi, liberandosi completamente dagli Americani, che hanno poi però cercato invano di vendicarsi e rovesciare la Repubblica Islamica imponendo al popolo Iraniano embarghi feroci, sanzioni ingiuste, conflitti imposti e vili calunnie! Sono quasi quattro decenni che questa storia continua, quindi come può questa Repubblica a sua volta perseguitare le minoranze?! Noi abbiamo sunniti, ebrei, cristiani e zoroastriani in parlamento, nei comuni e nelle regioni. Basta pensare che il vice presidente del governo di Ahmadinejad (Mohammad Reza Rahimi – ndr) era un curdo di Kermanshah, appartenente a una minoranza etnica iraniana che in Occidente viene mendacemente presentata come oppressa ed emarginata dal governo iraniano. Quanto agli omosessuali, in Iran non esiste nessuna legge che consideri l’omosessualità in sé un reato, anzi i veri omosessuali vengono aiutati e tutelati dalla legge. Per quanto riguarda le donne invece, quest’ultime non sono una minoranza sessuale, bensì la maggioranza, visto che in Iran il loro numero è maggiore di quello degli uomini. Le donne sono dappertutto, meno che per le strade, come accade purtroppo nei paesi occidentali, nei quali si vedono prostitute anche di giorno, in giro per le strade, anche davanti alle scuole elementari, davanti alle chiese, davanti a sinagoghe, moschee, librerie e ospedali. In Iran invece le donne hanno grande dignità, sia in casa che fuori di casa, negli uffici, in parlamento, nel governo.»
Ma allora cosa spaventa tanto Israele, l’Arabia Saudita e la Turchia. Non sarebbe conveniente avere buoni rapporti con l’Iran?
«A loro non conviene ovviamente. Converrebbe alle loro genti, ma siccome sono regimi dispotici non badano molto ai veri interessi e al bene dei loro popoli: né Erdogan, né Re Salman, né Netanyahu. Nel caso di Israele, come ho già detto, la cosa è diversa. Noi non riconosciamo il Regime di Tel Aviv come uno Stato e la sua gente come un popolo, ed è giusto che sia così, perché è un falso paese, costituito sulla terra usurpata e sul sangue dei Palestinesi, con la menzogna, il crimine e il genocidio, e raccogliendo gente dei più disparati paesi, spesso con l’inganno. Nel caso della Turchia e dell’Arabia è diverso. Noi portiamo molta pazienza, ma purtroppo questi due paesi sono governati da despoti arroganti e non apprezzano la nostra bontà, la nostra fratellanza, la nostra pazienza di fronte a molte delle ingiustizie che ci fanno. Portiamo pazienza per il bene dell’Umanità, per conservare la pace in Medio Oriente e nel mondo, non perché abbiamo paura o perché non abbiamo la forza di vincerli.»