ISIS non è l’unico a distruggere il patrimonio archeologico in Siria. Nel mirino il regime militare
HANOVER – Secondo una ricerca della Dartmouth University, pubblicata sull’ultimo numero della Near East Archaeology negli Stati Uniti d’America, lo Stato Islamico non sarebbe l’unico responsabile della distruzione del patrimonio archeologico e culturale in Siria. A concorrere al degrado sarebbero infatti lo stesso regime siriano, i curdi e altre forze di opposizione, come rivela l’indagine condotta da specialisti di Archeologia del Medio Oriente.
I risultati della ricerca, pubblicati sulla rivista in questi giorni, sono basati sull’analisi di immagini satellitari di circa 1300 siti archeologici in Siria, sebbene il paese ne ospiti almeno 8000. L’attenzione dei media è stata attratta dall’azione distruttrice dello Stato Islamico, ma secondo Jesse Casana, professore associato alla Dartmouth University, il saccheggio dei siti archeologici siriani sarebbe antecedente l’ondata di devastazione di Da’sh, così come sarebbe anche diffusa oltre i territori interessati dallo Stato Islamico. I dati forniti dall’indagine dimostrano come il 26% dei siti depredati si trovino in regioni gestite dai curdi o da altri gruppi di opposizione; il 21.4% dei luoghi saccheggiati è sotto il dominio dell’ISIS, il 16,5% è parte dell’area sotto il controllo del regime siriano.
Ma mentre da una parte l’ISIS è secondo per quantità di siti distrutti, ottiene un primato per gravità dei danni arrecati, infatti il salto agli onori della cronaca dello Stato Islamico lo si deve soprattutto all’ingenza della devastazione provocata: lo studio ha riportato che il 42% dei territori che hanno subito danni permanenti fa parte dei siti depredati dall’ISIS, il 22,9% è sotto il regime siriano, mentre il 9% è sotto il controllo curdo.
“Lo Stato Islamico – ha dichiarato il professor Casana – è finito nel mirino mediatico per la campagna di distruzione che ha condotto devastando il patrimonio culturale e archeologico di Palmira, ma i danni arrecati dal saccheggio a opera dei militari sono altrettanto gravi”. Secondo il Professore della Dartmouth inoltre, molti saccheggi sono avvenuti sotto l’osservazione diretta del regime siriano e non sono neanche stati riportati ufficialmente agli atti. Vi è l’esempio di Apamea, città romana nella Siria occidentale, sito archeologico privato di un antico mosaico i cui pezzi sono stati messi in vendita dall’ISIS recentemente per ricavare fondi. In realtà la città romana era stata saccheggiata per la prima volta dai militari: immagini satellitari attesterebbero l’inizio della depredazione nel 2012, quando le forze siriane vi si sono stabilite. “Gli Stati Uniti potrebbero spazzare via tutti i membri dell’ISIS da questi luoghi – ha concluso Casana – ma non fermerebbero i saccheggi. Il problema non è lo Stato Islamico, il problema è la guerra”.
By Margherita Sarno