La Regione Campania non paga borse di studio. Bianco: “E’ una scelta politica” (Parte 2 di 2)
NAPOLI – Nella prima parte dell’intervista abbiamo pubblicato le opinioni di Domenico Laezza e Ivano Stella, amministratori del gruppo Facebook “Dritto allo studio universitario”, riguardo il mancato pagamento delle borse di studio agli studenti dell’Università di Napoli Federico II; in questa seconda parte pubblichiamo invece la testimonianza di Lorenzo Bianco, rappresentante del Consiglio di amministrazione e studenti presso l’A.DI.S.U..
Lorenzo Bianco, come ha gestito la situazione quando l’hanno informata che non sarebbero arrivati i soldi?
«Dal momento che era comprovata la responsabilità dei mancati accrediti della Regione Campania verso l’A.Di.S.U., ed è questo che ha portato a questa situazione, ho richiesto che l’Ente cercasse, anche attraverso la comunicazione con le altre A.Di.S.U. afferenti gli altri Atenei campani, di inviare una nota congiuta della situazione, per dare maggior peso politico alla rivendicazione, dal momento che è una questione particolarmente grave all’Orientale, ma riguarda anche altre A.Di.S.U..
Ovviamente tutti i passaggi istituzionali per richiedere i fondi alla Regione sono stati fatti da parte dell’A.Di.S.U. L’Orientale, compresa una nota inviata alla Regione nella quale si elencano tutte le pendenze che questa vanta verso l’Ente.»
Parteciperete al presidio anche voi?
«Con gli studenti della Federico II abbiamo sicuramente contatti come Link, il sindacato studentesco di cui faccio parte, che è presente all’interno della Federico II. Ma non ho avuto modo di conoscere personalmente la componente di rappresentanza dell’A.Di.S.U. Federico II. All’avvenuta elezione, Costantino Diana, uno degli eletti, annunciò di prendersi a cuore la questione delle borse di studio. Da allora non mi sono giunte notizie di svolte, anzi, dialogando direttamente con l’amministrazione della Federico II, ci è stato confermato che fra Borse di studio, Fondi di funzionamento e Spese per il Personale, la Regione è in debito di quasi 42 milioni di euro, 41.902.523,03 euro per la Federico II e 6.146.154,70 euro per l’Orientale, dei quali ben 26 riguardanti borse di studio pagati attraverso le tasse regionali. Risulta lampante quindi dov’è che l’ingranaggio si inceppa: a livello regionale. Se quindi la rappresentanza studentesca nell’A.Di.S.U. Federico II dovesse essere favorevole a evidenziare con noi le mancanze dell’amministrazione regionale, ne saremmo ben felici. Mi stupisce però che fino ad ora non sia stato fatto, e che queste cifre siano salite agli onori della cronaca dopo che noi, come Link, ci siamo messi in contatto con l’A.Di.S.U. Federico II, richiedendole. Insomma, bisognava muoversi prima, e gli attori principali dovevano essere le rappresentanze elette. Ma così non è stato.»
Gioca a scaricabarile la Regione Campania?
«Io, essendo presente nel CdA dell’A.Di.S.U. L’Orientale, faccio riferimento sempre ai documenti ufficiali dell’Ente. La stessa nota riguardo gli importi di cui parlavo prima, si riferisce a cifre che sono state riconosciute dalla Regione Campania all’Ente: semplicemente non vengono erogate. La scusa che abbiamo sentito più spesso dalla Regione è quella relativa al Patto di stabilità, che può reggere quando si parla di fondi per il personale e di funzionamento, ma non quando si parla di fondi per le borse di studio, in quanto queste derivano dai finanziamenti ministeriali e dalla tassa regionale, che entrano nelle tasche della Regione ogni anno. Il problema dunque è che parte di questi soldi viene riconosciuta alle A.Di.S.U. per pagare le borse di studio, ma la Regione poi non le eroga. C’è infatti ancora chi sta RICEVENDO I RIMBORSI DELLE BORSE DI STUDIO DEL 2010. In ogni caso è inconcepibile lasciare un Ente privo dei fondi minimi al pagamento dei servizi informatici per l’elaborazione delle graduatorie, luce e soprattutto stipendi. Quei soldi quindi ci sono, e SI È PREFERITO TENERLI IN CASSA. Ovviamente, se si fosse scelto di non farlo, LA REGIONE AVREBBE DOVUTO RINUNCIARE A SPENDERE UN’UGUALE CIFRA ALTROVE.»
Lei pensa sia una scelta precisa?
«E’ una terribile scelta politica, e purtroppo non esistono vincoli normativi che obblighino l’amministrazione regionale a erogare i fondi in tempo utile. Se l’ente regionale ritiene che la situazione sia diversa, ci facesse vedere le carte, e CI SPIEGASSE DOVE SONO FINITI I FONDI! Ciò fino ad ora non è accaduto, né in A.Di.S.U. è mai arrivato un foglio che dicesse all’Ente “guardate, vi sbagliate, questi soldi non vi spettano”. Al contrario, si tratta di cifre riconosciute, che non vengono erogate!»
Ivano Stella ha detto che “agli studenti non resta che attendere, ma non in silenzio”, secondo lei?
«Ci resta sicuramente l’attesa, ma va tramutata in azione e partecipazione. Dobbiamo capire che quella che viviamo è un’anomalia, per due motivi: 1) La Regione non accredita i soldi per le borse che incassa con le tasse. 2) La Regione non integra i soldi delle borse di studio con fondi propri, come prevederebbe la Legge. Questo comporta che nella migliore delle ipotesi si registrano in genere tassi di copertura del 30% degli idonei alle borse di studio. Anche ammettendo che la Regione sblocchi la prima tipologia di fondi, questi non sarebbero sufficienti a garantire il Diritto allo Studio agli studenti Campani. Tantissimi rimarrebbero esclusi, probabilmente la maggioranza, rendendo il concorso per la borsa di studio un gratta e vinci piuttosto che uno strumento per garantire l’accesso alla conoscenza, formazione, e l’autorealizzazione.»
In Italia funziona così?
«Non si tratta di una situazione comune a tutte le Regioni d’Italia, ma la Campania in tal senso è la peggiore di tutte. L’obbiettivo è quindi anzitutto quello di garantire che la parola Idoneo non Beneficiario di borsa di studio scompaia dal vocabolario della storia dei nostri tempi. Purtroppo l’Università subisce da tempo una costante POLITICA DI DEFINANZIAMENTO, CHE HA ORIGINE DAL PIANO DELLA POLITICA NAZIONALE E IL GOVERNO RENZI RAGIONA SULLA STESSA LINEA DI PENSIERO. Ciò porta al verificarsi di stituazioni definite “vrituose”, con Regioni dove c’è il 100% di copertura delle borse, e Regioni “meno virtuose”, che in questo modo vengono penalizzate. Questo meccanismo perverso viene quindi applicato anche per gli Atenei, e addirittura i costi di studio, accentuando le differenze di finanziamento fra gli stessi e peggiorando ulteriormente l’efficienza in quelli già in difficoltà, che proprio per la scarsa efficienza verranno ulteriormente penalizzati. E’ un circolo vizioso, e il suo effetto distruttivo è lampante.»
Quindi non conviene studiare in Campania?
«In sostanza, paradossalmente, va a finire che a uno studente povero conviene emigrare in un’altra Regione, almeno lì sa che riceverà il sostegno a cui ha diritto. Siamo consapevoli che il taglio del Fondo Ministeriale per le Borse di studio che è stato operato in passato ha contribuito a questa situazione, scaricando l’onere sulle Regioni, ma non è ammissibile che si faccia finta di niente. DINANZI A UN DIRITTO NEGATO TUTTO TACE. La questione del Diritto allo Studio deve diventare un tema principale in vista delle elezioni regionali, e fino ad ora l’amministrazione regionale ha dimostrato una notevole passività su questa tematica! QUINDI NO, NON SARÀ UN’ATTESA SILENZIOSA e non è una situazione che si risolverà a breve. Bisogna prendere consapevolezza del contesto in cui si vive, e quindi agire. Se i fondi di cui abbiamo parlato dovessero essere sbloccati domani, più che una vittoria, saremmo riusciti a garantire il minimo sindacale, e i malumori non si devono sedare solo perché è arrivata una boccata d’ossigeno, stiamo sempre sott’acqua in una barca che rischia di affondare.»
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