L’Egitto processa 26 omosessuali per prostituzione
IL CAIRO – Secondo il Pubblico Ministero di Azbakiya, i 26 uomini arrestati l’8 dicembre nei bagni turchi vicino la stazione ferroviaria Ramses, in pieno centro al Cairo, saranno processati per prostituzione gay.
Gli uomini furono arrestati una settimana fa durante un’operazione sotto copertura e il raid fu ripreso in diretta con la telecronaca della giornalista tv Mona Iraqi, alla conduzione del programma Al Mostakhbai, la Iraqi, dipendente dell’emittente egiziana Al Qahira wa Al Nas, aveva mandato un cameramen in incognito a riprendere quello che accadeva nei bagni. La polizia aveva poi fatto irruzione, portando via gli uomini mezzi nudi, piegati su se stessi, accerchiati dalla folla.
Secondo la polizia 22 di essi sono parte di una “rete omosessuale”, avendo imposto il pagamento di 200 lire egiziane in cambio di sesso gay. Anche quattro degli amministratori del bagno turco sono stati arrestati per sfruttamento della prostituzione. Dopo l’arresto, gli uomini sono stati sottoposti ad esaminazioni anali da medici legali per determinare la loro attività omosessuale, questo secondo quanto dichiarato dal Ministro della Giustizia, Hesham Abdel Hameed, al quotidiano egiziano Al Ahram Online. Dalle esaminazioni forzate, imbarazzanti, è emerso che tre degli uomini avevano subito uno stupro, mentre gli altri detenuti non hanno mostrato segni di attività sessuale anale. Medici esperti hanno ritenuto l’esaminazione un atto inutile ai fini dell’individuazione di soggetti omosessuali, mentre la Human Rights Watch ha richiesto l’abolizione di questa pratica assurda, che viola le leggi internazionali contro la tortura.
Sebbene l’Egitto non abbia una legge specifica che bandisca l’omosessualità, le autorità hanno usato la legge contro la dissolutezza e la prostituzione come capi di imputazione per arrestare gli uomini colpevoli di comportamenti sessualmente devianti in un paese socialmente conservatore. Dalla deposizione di Morsi e dei Fratelli Musulmani, il governo egiziano ha incrementato le azioni repressive contro l’attività omosessuale: già a novembre otto uomini furono condannati a tre anni di reclusione per aver offeso la morale pubblica con un video pubblicato su Youtube, in cui una coppia gay celebrava la propria unione sul Nilo.
“In seguito a tali atti di repressione – ha affermato Adel Ramdan, avvocato della Iniziativa Egiziana per i Diritti Personali – i gay egiziani hanno cominciato ad agire subdolamente, cercando nei bagni turchi e nelle saune l’occasione ed il luogo per incontri intimi”. Ha poi concluso Ramdan “Senza la repressione sessuale, raramente gli egiziani frequenterebbero case chiuse”.
By Margherita Sarno