Libri. “Per una rivoluzione del cuore”, la visione umanista di Leopardi e la lettura critica di Sanseverino
POZZUOLI – Il giorno 20 giugno alle ore 17:30 presso l’Auditorium “Card. Alfonso Castaldo” di Via Campi Flegrei 12 a Pozzuoli, provincia di Napoli, si è tenuto un seminario di studi sul poeta Giacomo Leopardi e la cultura cattolica napoletana, con la partecipazione e l’intervento dell’On. Prof. Antimo Cesaro, Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e il turismo; e di Carmine Matarazzo, autore del libro “Per una rivoluzione del cuore”.
Lo scrittore Matarazzo ha rappresentato l’incontro-scontro tra due grandi personalità: quella del nobile poeta-filosofo recanatese Giacomo Leopardi e quella del prete-filosofo neotomista (Il Neotomismo è un movimento filosofico-teologico sviluppatosi in età contemporanea che si incentra sul recupero del pensiero di San Tommaso d’Aquino, considerato fonte di sapere e guida spirituale – ndr) napoletano Gaetano Sanseverino, attraverso l’analisi degli aspetti sociali, politici e culturali che caratterizzavano la Napoli del XIX secolo. Una città che rappresenta proprio il trait d’union tra i due personaggi, le cui vite si intersecano cronologicamente nella capitale del regno borbonico.
Indagando sulle rispettive concezioni dell’umano, chiaramente divergenti, Matarazzo non si schiera dalla parte di nessuno dei due, ma anzi avanza una lettura critica della visione antropologica cristiana proposta dal “Recanatese” e da Sanseverino: da una parte Leopardi assume quasi un atteggiamento da “miscredente”, reclamando a voce alta giustizia per la sofferenza umana, puntando l’attenzione sull’importanza del corpo anche nella visione del cristianesimo; dall’altra Sanseverino “si schiera contro le affermazioni leopardiane, ribadendo la sua visione e concezione dell’umano nella sua più intima verità, comprensibile solo nella fedeltà al messaggio evangelico e alla tradizione cristiana.”. Citazione questa tratta dal libro “Per una rivoluzione del cuore”, che si conclude con un’accurata ricostruzione storica delle vicende relative al trasferimento dei supposti resti mortali di Giacomo Leopardi dalla Chiesa di San Vitale a Fuorigrotta al Parco Virgiliano a Piedigrotta, Napoli. Vicenda che tutt’ora è intrisa di mistero e inquietudine, legata anche all’ambigua figura dell’amico del poeta: Antonio Ranieri.
Troppi misteri sono legati infatti alla morte del poeta: quando nel 1900 fu fatta la ricognizione dei resti mortali, ci si accorse che i frammenti di ossa presenti nella tomba non potevano essere affatto quelli di Leopardi. A tal proposito, in conclusione dell’evento, è stata inaugurata la Mostra documentaria dal titolo “La morte e la sepoltura di Giacomo Leopardi a Napoli, tra dubbio e mistero”, attraverso la quale sono stati presentati documenti e testimonianze dell’Archivio Storico Diocesano di Pozzuoli a cura di Fabio Cutolo, archivista presso la Diocesi di Pozzuoli.
Il seminario, che ha avuto luogo grazie al contributo del Servizio nazionale per gli Studi Superiori di Teologia e di Scienze Religiose della Conferenza Episcopale Italiana, ha visto inoltre come relatori personalità di spicco del mondo accademico campano.
«Gli uomini preferirono le tenebre alla luce», questo il versetto evangelico posto in epigrafe a “La Ginestra” e che pare esplicare fin troppo bene l’ultimo capitolo di Giacomo Leopardi. Una vita completamente dedita allo studio e all’analisi introspettiva del mondo circostante e di se stesso, fitto di ombre e misteri, e che non ha mai trovato pace, neanche dopo la morte.
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