Libri. Presentato a Napoli “il viaggio in Germania”
NAPOLI – Nello spazio comunale di Piazza Forcella, ovvero la biblioteca Annalisa Durante, lunedì 24 settembre alle ore 17:30 si è svolta la presentazione del libro “Il viaggio in Germania” di Barbara Rosenberg, Tra le Righe edizioni. Dopo i saluti dell’Assessore alla cultura e al turismo del comune di Napoli, Nino Daniele, e del presidente della biblioteca Annalisa Durante, Pino Perna, l’autrice ne ha discusso con i giornalisti Giuseppe Grimaldi e Nico Pirozzi.
“Nonno, perché hannukkà è la festa della luce?”; “Che significa yiddish?”; “Cosa sono le leggi razziali?”; questi e altri interrogativi accompagnano il viaggio in Germania della giovane protagonista. Siamo nell’estate del 1986 e il Paese è ancora diviso in due. L’itinerario, a bordo di una Tipo bianca, si snoda tra Heidelberg e Magonza, tocca Francoforte e Colonia, raggiunge Brema e si conclude ad Hannover. La Memoria è il filo conduttore del romanzo: Barbara conoscerà finalmente la storia di nonno Wolfgang, ebreo fuggito da Hannover nel ’35 e perseguitato anche in Italia a causa delle leggi razziali. Affascinata dalla cultura ebraica, sentirà per la prima volta di avere delle radici. Allo stesso tempo, coltiverà un forte legame con la nonna, una donna intelligente, che alterna discorsi serie a battute in dialetto pugliese e riconoscerà in lei il suo ideale femminile.
Dopo la presentazione, l’autrice ha risposto alle nostre domande.
Perché scrivere questo libro?
«L’idea del libro è nata pochi anni fa, ritrovando delle vecchie foto del viaggio fatto in Germania con i nonni nel 1986, avevo 15 anni. Loro tornavano lì ogni estate per rivedere la patria del nonno, fuggito da Hannover a vent’anni per sfuggire alle leggi razziali. Il nonno e la nonna, che invece era pugliese, di Foggia, mi accompagnarono nelle varie città., con allegria e passione, assaggiando cibi tedeschi e visitando piazze e castelli. Il nonno parlava piano piano del suo essere ebreo, della festa di hannukkà, quando il quartiere si riempiva di luce e l’odore di frittelle permeava l’aria, dello spirito yiddish. Ma arrivarono anche i racconti tristi, la sua fuga in Inghilterra prima e in Italia poi, dove frequentò l’Orientale di Napoli, unica Università che nel ’38 accettava ebrei, nel pieno delle leggi razziali. Dopo la laurea fu arrestato e passò tre anni in campo di lavoro all’isola Gran Sasso, finché arrivarono gli alleati, liberarono il campo e gli chiesero di lavorare per loro, dato che parlava cinque lingue. Il nonno si trasferì a Foggia, dove lavorò come traduttore per gli alleati, incontrò la nonna, si battezzò e si sposò. Cambiò il suo cognome in Rosenberg da Wolfgang. Venni anche a sapere in questo viaggio che i nazisti gli avevano confiscato la casa, e che sua mamma come ultimo atto di resistenza si suicidò piuttosto che consegnarsi ai nazisti».
C’è attualità nel tema affrontato?
«Credo sia molto attuale e adatto alle scuole. Oggi il tema è caldo soprattutto per questo clima di paura alimentato da destra e populisti. La logica del “noi contro loro, non del “noi con loro”. La borghesia impoverita si sente minacciata economicamente, non si sente rappresentata dai politici e si lascia manipolare da incantatori»
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