Libri. Raccolta di poesie “Catene”, diario pubblico di Marco Capasso
NAPOLI – Pubblicata il 31 gennaio 2019 dalla Book Sprint Edizioni, “Catene” è la prima raccolta di poesie di Marco Capasso, giovane autore napoletano, diplomato come perito elettrotecnico nel 2016, che ha lavorato sin da ragazzo in diversi campi, tutti lontani dal suo percorso di studi, ma che, come afferma egli stesso, lo hanno aiutato a formarsi. Appassionato di fotografia, videogiochi e musica, ha da poco riscoperto l’amore per la scrittura condividendo il suo ‘diario’ personale: “Catene”.
Al riguardo, abbiamo rivolto le nostre domande all’autore Marco Capasso.
Perché il titolo “Catene”?
«“Catene” racchiude un anno di emozioni, di esperienze belle e brutte che ho vissuto. Ho iniziato a scrivere dedicando i miei testi a una persona, infatti anche nella copertina ci sono indizi su chi essa sia. Ci sono poesie che risalgono a un anno fa, altre composte nell’estate del 2018. Ovviamente, non ho pubblicato tutti i miei testi, alcune cose ho scelto di tenerle per me, volevo restassero solo come miei ricordi personali. Lo definisco un ‘diario’ pubblico perché magari qualcuno ha vissuto le mie stesse esperienze e ci si rivede. E “Catene” sono i legami che si stabiliscono tra persone, che io vedo come catene invisibili. Se ti leghi a una persona, le sei collegato, e spesso perderla può farti sentire in gabbia, come se non riuscissi più a liberarti del pensiero di lei. Quindi le catene sono tutti i sentimenti, come l’amore e l’odio, ma anche le sensazioni come la rabbia, la felicità.»
Quindi hanno un significato positivo o negativo?
«Non sono positive, perché appunto legarsi troppo a una persona tende a farti perdere te stesso, cosa successa anche a me, poi mi sono ritrovato e adesso sto meglio. In generale bisogna sempre cercare di non legarsi troppo. Anche perché quando una persona è ‘in catene’ la si sta bloccando, togliendo la sua libertà. Quindi è positivo legarsi a qualcuno, ma fino a un certo punto.»
Il testo si presta anche per un accompagnamento musicale?
«Do tantissima importanza alle parole, che possono fare bene come possono fare male. C’è gente che con le parole ci ha costruito i palazzi. A un certo punto però carta e penna diventano una limitazione, quindi preferisco andare oltre: suonando la chitarra, avendo io la passione per la musica, che riesce sempre a trasmettermi infinite emozioni, sto cercando di comporre canzoni. Alcuni dei testi della raccolta sono stai appunto pensati per essere accompagnati musicalmente.»
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