Malasanità. Giustizia per Ibrahim
NAPOLI – Mercoledì 12 luglio alle ore 16:00 nei pressi di piazza Garibaldi, circa 1000 persone si sono riunite per dare vita alla manifestazione promossa dall’Ex OPG “Je so’ pazzo” per fare chiarezza e giustizia sulla morte del giovane Ivoriano, Ibrahim Manneh, morto a Napoli lunedì scorso all’ospedale Loreto Mare per una peritonite. Il corteo, che ha percorso il corso Umberto, è giunto circa alle ore 18:00 davanti la Prefettura, dove un gruppo di manifestanti è stato ascoltato dal Vice Prefetto. Hanno partecipato alla manifestazione le comunità del Gambia, Senegal, Costa d’Avorio, CGIL, i centri sociali Officina 99, Terranostra Occupata, Less onlus, associazioni del terzo settore e semplici cittadini.
Il nostro giornale era presente a una prima manifestazione di protesta svoltasi martedì mattina davanti il pronto soccorso dell’ospedale Loreto Mare, ha chiesto informazioni sugli sviluppi della tragica vicenda. Ci ha risposto Laura, un’attivista dell’Ex OPG.
Cosa accadrà dopo la morte di Ibrahim?
«Abbiamo esposto una denuncia al Loreto Mare per omicidio colposo, adesso devono partire le indagini. E’ stato disposto il sequestro della salma e della cartella clinica perché ci sono molte cose che non tornano. E poi l’operato dei medici: dal primo ingresso di Ibrahim in ospedale al pronto soccorso domenica alle 12:00, fino a quando è stato lasciato andare via dopo un’iniezione, senza fare gli esami del caso, e questa è una delle principali omissioni di soccorso; ma anche dopo, quando sono state chiamate numerose volte le ambulanze col 118 senza che arrivassero: per fare chiarezza verranno sequestrate le registrazioni».
Chi si sta occupando della parte legale?
«Se ne sta occupando un avvocato che fa parte dello sportello legale dell’OPG. Oggi siamo qui sotto la Prefettura per chiedere che ci sia una maggiore collaborazione nelle indagini, che le indagini possano andare avanti e la verità venga fuori il prima possibile; e vogliamo sapere chi è il responsabile della morte di Ibrahim. Vogliamo sapere cosa è accaduto dall’ingresso del ragazzo in ospedale al decesso che è stato comunicato al fratello e amici ben 10 ore dopo. Una volta conclusa l’autopsia predisporremo tutto il necessario per portare la salma in Gambia, dove saranno celebrati i funerali».
Le Istituzioni hanno espresso solidarietà al vostro impegno per fare luce sulla morte del ragazzo?
«Il Comune, da parte del Gruppo DEMA e il Sindaco, hanno fatto un comunicato chiedendo che venga fatta chiarezza rispetto all’assistenza sanitaria e al mancato soccorso. Per noi la tematica dell’accoglienza è un problema molto più complesso che vede la gestione, anche da parte del Comune, di una situazione complicata che porta a una gestione esterna di questo servizio e come funziona in generale. Ci sono due tipi di gestione: il primo è dare l’appalto al privato che crea speculazioni e dinamiche poco chiare, qualcuno fa profitto sulla pelle delle persone; la seconda è come viene gestito il servizio. Questa non è un‘emergenza, i flussi migratori ci sono sempre stati e ci saranno. L’immigrazione viene gestita come un’emergenza che consente la speculazione a tanti, che ingrossano le tasche sulle persone che arrivano senza garantire diritti e assistenza adeguata. La gestione dovrebbe essere pubblica e trasparente, ma le istituzioni non hanno il coraggio politico di attuarlo».
Ripercorriamo per i nostri lettori le ultime ore di vita di Ibrahim: il giovane ivoriano, di 24 anni, ha iniziato ad accusare malori domenica 9 luglio. Recatosi all’ospedale Loreto Mare, è stato dimesso poco dopo in seguito a visita. Alle ore 22:30 circa, il ragazzo è continuato a stare male, e così ha chiamato in suo aiuto il fratello e alcuni amici, che hanno iniziato a girare per farmacie, richiedendo anche al 118 un‘ambulanza e ai carabinieri una pattuglia, ma nessuno si è occupato delle gravi condizioni del ragazzo, che nel frattempo, oltre ai dolori all’addome, ha iniziato anche a vomitare. Alle ore 24:00 circa gli amici di Ibrahim hanno contattato gli attivisti dell’Ex OPG per chiedere aiuto, il ragazzo dava spesso una mano allo sportello immigrati per tradurre le informazioni, ma nonostante l’intervento degli attivisti gli viene negata ancora una volta l’ambulanza. Infine Ibrahim viene portato dagli amici, a braccia, alla guardia medica del presidio ASL di piazza Nazionale, dove le sue condizioni di salute sono apparse gravi: solo grazie alla sollecitazione del medico che lo ha visitato il giovane è stato trasportato al Loreto Mare in ambulanza. Alle ore 02:30 circa è arrivato in ospedale, portato subito in sala operatoria. Da allora, solo alle ore 11:00 del mattino il fratello Bakary e gli amici vengono a conoscenza del decesso di Ibrahim.