Matrimonio gay: Irlanda al voto
DUBLINO – Tre milioni di irlandesi sono stati chiamati al voto il 22 maggio, per un referendum che modificherebbe la loro Costituzione verso un profilo più progressista. A dividere l’Irlanda, l’inclusione di una clausola dell’articolo 41 che estenderebbe la possibilità di contrarre matrimonio alle coppie gay. In un Paese a forte impronta cattolica e dove l’omosessualità era illegale fino al 1993, questo referendum, viatico indispensabile per modificare ogni articolo della Costituzione irlandese, può porre le basi per il verificarsi di nuovi scenari.
Non è il primo segnale d’apertura verso questo genere di unioni. Dal 2010 sono già mille le coppie che hanno deciso di avvalersi del diritto alle unioni civili e da oggi potrebbero vedersi riconosciuti anche i diritti dei matrimoni civili. “Abbiamo progredito passo dopo passo e credo che gli irlandesi siano aperti ed evoluti abbastanza da capire che è giunto il momento per le famiglie come la nostra di acquisire pieni diritti e uguaglianza”, ha affermato speranzosa la giornalista simbolo di questa battaglia, Dil Wickremasinghe, che con la sua compagna è madre di una bambina concepita con l’ausilio di un donatore di seme.
Stando alle previsioni, non sarebbe così avventato sbilanciarsi sull’esito di un voto che i sondaggi davano quasi per scontato a favore delle unioni, con il partito del “Sì” attestatosi oltre il 70%. Il premier stesso, il cattolico Enda Kennym, ha rivelato le sue intenzioni di voto schierandosi a favore della clausola, invitando i suoi elettori a fare come lui.
Segnale evidente del coinvolgimento degli irlandesi, i tanti giovani della generation emigration, i figli della crisi, scappati in cerca di lavoro nella vicina Inghilterra o più lontano, che in aereo o col traghetto hanno fatto il possibile per non mancare l’appuntamento. Ma sappiamo bene, soprattutto noi italiani, quanto i sondaggi possano fuorviare, ancor più quando il voto riguarda un tema così delicato, sul quale l’intervistato spesso glissa o asseconda inconsciamente l’intervistatore. Ad ogni modo, l’esito auspicato di questo referendum, che ha visto le urne chiudersi alle ore 22:00 del 22 maggio, farebbe dell’Irlanda l’undicesimo Paese a legalizzare i matrimoni fra le persone dello stesso sesso e potrebbe essere l’ennesimo schiaffo all’immobilismo italiano riguardo il riconoscimento di questi diritti: sebbene l’opinione pubblica stia vivendo una fase di transizione, con la maggioranza degli italiani che, secondo i sondaggi Demos & Pi, vedono ormai con favore tali unioni, il nostro Paese s’impantana spesso in sterili polemiche, e guida, con orgoglio ‘machista’ ormai svuotato, la fila di nazioni che all’eventualità storce il naso o peggio, volta lo sguardo.
Aggiornamento del 23 maggio, ore 17:00
Gli irlandesi hanno detto sì alle nozze gay. L’annuncio proviene da esponenti di entrambi gli schieramenti, in particolare il Leader della campagna per il “no” ha dichiarato: “l’unica questione aperta è il margine della vittoria dei sì”.
Aggiornamento ore 21:00
I “Sì” hanno vinto con il con il 62,1% dei voti. E’ stata registrata un’affluenza molto alta, soprattutto nei centri urbani e nella Capitale, mentre nelle aree rurali è stato riscontrato un minor coinvolgimento e un voto più equilibrato.
By Antonio Acconcio