Media e social network nell’Egitto contemporaneo. Presentato il libro di Margherita Sarno all’Orientale
NAPOLI – In data 4 dicembre, alle ore 09:00 presso il Palazzo Corigliano dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, la Dr.ssa Margherita Sarno, studiosa di islamistica, ha presentato il suo libro “Media e social network nell’Egitto contemporaneo – Dalla caduta di Mubarak al governo militare di Al Sisi“.
Mai come in questo periodo, dopo i tragici fatti di cronaca di Parigi, il Medioriente è al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica e dei media di tutto il mondo. I nomi di un pugno di Paesi sono sulle bocche di tutti: Israele, Palestina, Iran, Iraq, Siria, Turchia e altri, ma l’Egitto? Afflitta dalla miseria e tormentata dalla pluridecennale tirannia mubarakiana, la nazione egiziana nel 2011 fu percorsa da un esteso movimento di insurrezioni popolari (Una delle ‘primavere’ arabe – ndr) che, a partire dal 25 gennaio, il cosiddetto ‘Giorno della Rabbia’, vide milioni di egiziani protestare contro il Ra’is Mubarak, infine deposto dall’esercito. Le prime elezioni democratiche, convocate dopo decenni, videro il movimento islamista dei Fratelli Musulmani arrivare al potere ed esprimere il presidente Morsi.
Ma il governo di Morsi e dei Fratelli Musulmani non si rivelò meno tirannico di quello di Mubarak: la popolazione si sollevò nuovamente, e ancora una volta, con l’intervento dell’esercito, il Capo dello Stato fu deposto, nel giugno 2013. Successivamente a capo dell’Egitto c’è stato un governo provvisorio, poi l’elezione del generale Al Sisi come Presidente, ancora un militare.
Crudiezine ha letto il saggio di Margherita Sarno in anteprima. La prospettiva adottata dall’autrice è di estremo interesse, l’applicazione della stessa alle recenti vicende accadute nei paesi mediorientali è assolutamente inedita. Il saggio infatti corre su due binari. Da un lato redige una cronaca dettagliatissima e ben documentata dei fatti accaduti in quel biennio convulso: la studiosa è stata in Egitto all’indomani della deposizione di Morsi e ha potuto così svolgere una meticolosa ricerca sul campo, riuscendo a prendere il lettore per mano, coinvolgendolo nelle vicende in svolgimento tra le strade de Il Cairo.
Dall’altro lato segue le stesse vicende, analizzando quale ruolo abbiano avuto nel merito la stampa e i giornalisti, ma anche social network come facebook, twitter, che furono utilizzati dalle persone per organizzarsi e informare, aggirando le restrizioni dell’occhiuto Ministero della Cultura governativo.
“Molti hanno parlato di Twitter Revolution, ma è sbagliato”, precisa la Sarno, “Twitter, come gli altri social media, è servito a organizzare, a informare gli attivisti, ma la mobilitazione di massa c’era già”. Chi non conosce l’Egitto, scopre attraverso il saggio un Paese che ha lottato per la libertà, in cui si è fatto un uso spregiudicato dei nuovi media, sia da parte di giornalisti e attivisti, che dal governo. Un Egitto dove ancora oggi ci sono giornalisti che per fare informazione rischiano la vita, mentre altri si autocensurano per paura od opportunismo, astenendosi da ogni critica a un governo militare che, nonostante tutti i cambiamenti in atto, fortemente censura, imprigiona e zittisce ogni voce dissenziente. Al riguardo abbiamo rivolto qualche domanda all’autrice del saggio.
Dr.ssa Sarno, di Egitto non si parla più. Perché?
«Si parla poco dell’Egitto perché ha raggiunto una certa stabilità, ammesso che si possa parlare di stabilità alludendo al consolidamento di quello che io ritengo un regime militare, quello di Al Sisi. L’Egitto è visibilmente schierato contro Dae’sh (Il nome dato all’Isis in Medioriente – ndr) ed è stato uno dei primi, se non il primo paese islamico a colpire i militanti, in reazione all’escalation di violenza di questi ultimi nella regione del Sinai. Va detto che dalla deposizione dei Fratelli Musulmani l’Egitto ha cambiato un po’ le sue alleanze a livello internazionale: quando fu deposto Morsi, una delle prime reazioni degli USA fu quella di minacciare di ritirare il miliardo e mezzo di dollari che Obama inviava in Egitto ogni anno, sotto forma di aiuti militari e non. Forte dell’appoggio dell’Arabia Saudita e della Russia, l’Egitto proseguì tuttavia per la sua strada, trovandosi oggi in buoni rapporti con la Russia, sia commerciali che militari.»
I rapporti dell’Egitto con l’Isis?
«Al Sisi ha intrapreso una politica di lotta contro Dae’sh. Già a settembre il governo egiziano si dichiarava soddisfatto della prima fase di attacco, contando l’uccisione di circa 500 militanti jihadisti e l’arresto di altri 600 nel Sinai, dove sono schierati numerosi avamposti della forza terroristica. Questo ha comportato ovviamente dei danni per il Paese stesso, dovendo colpire i militanti in terra egiziana. Al Azhar, la maggiore istituzione dell’Islam Sunnita nel mondo e radicata in Egitto, al riguardo ha dichiarato più volte che la battaglia contro Dae’sh deve essere anche e soprattutto ideologica. L’estremismo islamico va combattuto non solo in termini di sicurezza ma anche con armi intellettuali.».