Mediterranean Pride of Naples 2017: corpo e autodeterminazione
NAPOLI – Sabato 24 giugno l’Onda Pride del Meditteranean Pride of Naples. Il concentramento in Piazza Municipio alle ore 16:00, per la festa e la voce rivendicativa delle persone LGBT: una lotta per la libertà di tutti.
Sotto il sole cocente di giugno torna a sfilare il Pride nella città partenopea. Il Mediterranean Pride of Naples, che si inserisce nella più ampia rete dell’Onda Pride nazionale, ha avuto quest’anno per tema il corpo e la sua autodeterminazione. E così nel giorno del Pride hanno trovato libera espressione i corpi di tutti, ognuno di essi potenzialmente sovversivo e veicolante azioni rivoluzionarie.
Il Pride arriva con l’intento e il bisogno di sfidare la normalizzazione, ma soprattutto per ricordare che negli anni ’60 c’erano leggi negli Stati Uniti che vietavano la vendita di alcolici alle persone omosessuali; per ricordare i Moti di Stonewall (Violenti scontri fra gruppi di omosessuali e polizia di New York, in seguito all’irruzione nel bar chiamato appunto “Stonewall Inn” – ndr), da cui deriva il primo Gay Pride della storia; e arriva perché in alcuni Paesi l’omosessualità è punita con la pena di morte; e perché troppo spesso, riguardo i ragazzi gay, ancora si dice: “non ho nessun problema, però devono stare al loro posto”.
Il Mediterranean Pride of Naples, il Pride più affollato nella storia della città, quest’anno è partito da Piazza Municipio, a metà tra il porto, simbolo di scambio interculturale, e la sede del Comune di Napoli, che nell’ultimo anno ha accolto importanti momenti per i diritti LGBT. Prima della partenza della manifestazione, sul palco al centro della piazza si sono succeduti i discorsi di importanti personalità dello scenario LGBT campano. Emozionante l’intervento di Maria Rosaria Malapena, attivista con disabilità di Arcigay Napoli, referente per i diritti delle persone con disabilità: “Nella giornata dell’orgoglio, io, donna lesbica che vive da sempre un disagio fisico, voglio gridare a tutte e a tutti che sono orgogliosa di essere quello che sono. Voglio gridare che tutti noi dobbiamo essere orgogliosi di quello che siamo e orgogliosi di amare così come siamo. Voglio gridare che non si può amare davvero senza considerare il corpo: il nostro corpo, qualsiasi, anche il mio, non deve diventare il nostro carcere”.
Presenti anche la cantante Monica Sarnelli, madrina del Pride di quest’anno a Napoli, e il Sindaco Luigi De Magistris, da sempre vicino alla comunità LGBT, che prima dell’intervento sul palco ha detto: “Bisogna ancora fare tanti passi in avanti. Per esempio la Legge Cirinnà è stato un passo in avanti, ma quando vado a celebrare l’unione tra due persone dello stesso sesso non si parla di persone, ma si parla di parti, come se stessi firmando un patto di locazione. Bisogna fare ancora molti passi in avanti e Napoli sarà sempre in prima linea fin quando l’ultima battaglia contro le discriminazioni, contro le violenze di genere, contro la transfobia, contro l’omofobia sarà portata a vittoria”.
La sfilata di colori, partita da Piazza Municipio, poi ha percorso via San Giacomo, via Toledo, passando per piazza Trieste e Trento, piazza del Plebiscito, Santa Lucia, e arrivando a via Partenope.
Al riguardo abbiamo intervistato una giovane ragazza trans, Laura Maria Santonicola, vice Presidente dell’associazione Rain Arcigay Caserta onlus, reduce da una esperienza poco ‘friendly’ al Potenza Basilicata Pride del 3 giugno.
Ci racconta brevemente cos’è accaduto al Potenza Basilicata Pride?
«Durante il Pride c’è stato un mio brevissimo topless, che chiaramente non era un topless così, ma doveva essere un preciso manifesto politico, che va a rappresentare il corpo delle persone trans; il seno femminile in rapporto a quello maschile, che invece se è di fuori nessuno dice niente; in generale una celebrazione della diversità dei corpi. Cioè ci sono un milione di ragioni per mettere le tette di fuori al Pride. Però l’organizzazione del Potenza Pride non ha apprezzato particolarmente, quindi c’è stata una frettolosa richiesta di censura e poi un po’ di bagarre tra noi e loro, purtroppo».
Accadrà anche al Pride di Napoli?
«No, qui a Napoli penso che le tette di fuori non saranno solo le mie, penso che le mie passeranno inosservate».
Quindi lo farà?
«Sì, ma più che altro perché ci sono 38 gradi e 45 percepiti. E anche sempre per motivi politici chiaramente».
Il corpo come tema di quest’anno. Cosa le viene in mente?
«Il corpo è una tematica importante che ci stavamo dimenticando come comunità LGBT, perché ci siamo talmente concentrati su matrimoni e bambini da dimenticarci che il Pride non è solo la famiglia omogenitoriale, monogama, carina, con i figli. È anche quello: è importantissimo il tema delle famiglie omogenitoriali, è importantissimo il tema dell’amore. Però allo stesso tempo il tema del corpo per le persone transgender, per le persone intersessuali è ancora fondamentale. Perché il problema che ha la società con noi riguarda il nostro corpo, che è qualcosa di sbagliato, di non normale e che viene in tutti i modi normalizzato. Basti pensare agli interventi di correzione sui bambini intersessuali per cui gli si assegna un genere che può anche non essere il loro. Basti pensare a questa censura continua sulle persone trans: il corpo delle persone trans è quella cosa di cui tutti vogliono sapere e che nessuno vuole vedere. E quindi mille motivi per metterle di fuori ‘ste tette!»
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