Musica. Intervista esclusiva a Romina Falconi: “Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”
ROMA – Romina Falconi è una stella emergente del mondo della musica italiana, apprezzata nelle ultime stagioni come una delle artiste più talentose del panorama musicale del Belpaese. Ex corista di Eros Ramazzotti, ha partecipato al Festival di Sanremo e al talent show “X Factor” conquistando il pubblico con il suo carisma e l’originalità. Dopo i successi ottenuti con i singoli ”Il mio prossimo amore” e ” Sotto il cielo di Roma”, e in seguito alle collaborazioni con il cantautore italiano Immanuel Casto, ha pubblicato tre Ep (L’extended play, abbreviato in EP, è un disco la cui durata è superiore a un singolo pezzo ma inferiore a un album. In genere contiene al massimo 4 brani musicali – ndr) dal titolo: ”Certi sogni si fanno”, ”Attraverso” e ”Un filo d’odio”, che insieme compongono il titolo del suo ultimo lavoro: ”Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio”, in uscita in data 6 novembre 2015.
Questa è la sua intervista in esclusiva ai microfoni di crudiezine.
Chi era Romina Falconi prima del successo?
«Esattamente come adesso, solo molto più impaurita. Spaesata. Ho cercato di lavorare molto su di me, con i miei amici, con chiunque. Ho imparato molto da tutti i tipi di situazioni. Sono fatalista, mi piace pensare che tutto abbia un senso, anche se a volte ci sfugge, e quelli che credevo fossero punti deboli poi sono diventi punti forti. Da piccola mi etichettavano come “strana”, adesso mi piace da impazzire questo aggettivo. Incredibile quanto le cose cambino nel corso del tempo.»
Cosa l’ha spinta a intraprendere la carriera musicale?
«Ti dico sinceramente cosa penso: non ho mai smesso di scrivere e cantare, nonostante le difficoltà che si incontrano quando si vuole lanciare un messaggio attraverso la musica, trovo che sia importante condividere. Ho avuto la grandissima fortuna di vedere artisti diventare famosi subito e poi trovarsi a fare gavetta o ricevere meno attenzioni dopo, e artisti che piano piano hanno costruito basi solide. Imparare dagli altri è importante. Ognuno ha la sua strada. Il modo di fare musica è cambiato e non ci sono più le regole di una volta, la differenza bisogna farla lavorando duramente e provando a fare qualcosa che sappia di buono. Mi trovo esattamente dove dovevo essere.»
E’ Fondamentale il sostegno della casa discografica?
«Con una casa discografica importante, forse, certi testi non avrei potuto mai pubblicarli. Ho scelto la strada più difficile ma anche quella che mi dà molta soddisfazione. Sento di aver fatto una cosa solo mia, ho scelto di non omologarmi. Quando c’è la crisi discografica, molti non lo sanno, succede che i pochi soldi per investire in progetti nuovi vengano messi su progetti ‘politicamente corretti’ per evitare rischi. Io ci ho messo tanto a uscire con un disco proprio perché volevo fare qualcosa di diverso, per presentare davvero quella che sono, senza filtri. Il rischio più intrigante della mia vita.»
Si sente una star nascente?
«Non mi sentirò mai una star, parlo romanesco quando sono a mio agio e mi piace giocare a fare la diva, ma resta sempre un bellissimo gioco e quelli che mi seguono hanno capito perfettamente che dentro di me si cela una piccola ‘Sora Lella’ che ha voglia di essere femminile e curata. Ti faccio un esempio: mi sento ancora come quando ero piccola e vivevo a Torpignattara; siccome non avevamo soldi chiedevo a mia madre di cucire i modelli che disegnavo. Oggi mi faccio ancora aiutare da lei e da Lipstick Vintage Milano, dei collezionisti e venditori di abiti che mi trovano vestiti che hanno anche 100 anni. Mi piace lanciare un disco nel periodo che classifico come ‘il medioevo discografico’ perché è tutto da riscrivere e ogni piccola soddisfazione vale tantissimo. Ho paura di quelli che si definiscono artisti: non c’è tempo per le etichette e per le celebrazioni, bisogna lavorare come i topini di Cenerentola. Un giorno, da anziani, potremo fare bilanci e renderci conto davvero di cosa è accaduto.»
Che effetto fa ascoltare le proprie canzoni alla radio?
«Una cosa incredibile. La prima volta ero in autostrada al casello, mi veniva voglia di scendere e offrire un caffè a tutti. Non ci credevo, ero intontita di felicità. Le radio locali mi passano di più rispetto alle grandi radio, ma speriamo che vada sempre meglio.»
I suoi componimenti danno voce ai dissidi che travagliano il cuore delle donne: gelosia, ossessione, rassegnazione, paura. A cosa si è ispirata?
«Spesso è autobiografico e spesso invece è il risultato di serate passate con gli amici che mi raccontano le loro storie. Mi piace molto di più raccontare le difficoltà che si hanno in amore che non le soddisfazioni. A raccontare l’amore perfetto non servono cantautori, serve la vita vera, secondo me. I problemi in amore non finiranno mai, sarò sempre ispirata.»
Come vive il rapporto con i fan?
«Mi sento grata ogni giorno, mi sento fortunata. Le persone che mi seguono hanno capito perfettamente chi sono e non è da tutti. Se in un video sono una badante, in quello dopo una prostituta, poi un manichino e un travestito, non solo apprezzano il fatto che io voglia usare la mia faccia per raccontare una storia, ma si aspettano, nel video dopo, altre sorprese e adorano come me i travestimenti. Amano la mia teatralità. Recito le mie storie e le canto, con loro non devo mai giustificarmi. Senza chi mi sostiene sarei niente. Quando ho dubbi sulla storia del video che devo andare a fare chiedo a loro, e mi sorprendono puntualmente perché hanno una fantasia incredibile. Ho imparato che è il pubblico che sceglie te, non tu che scegli a chi piacere. I miei sono educati, intelligenti, pronti a imparare e non si accontentano mai. Come faccio a non sentirmi graziata? Sì, ci ho messo tanto a tirare fuori il mio progetto, ma ne è valsa la pena.»
A novembre ‘’Certi sogni si fanno attraverso un filo d’odio’’. Cosa pensa dell’odio e dell’amore?
«La passione non ammette perdono. L’amore è importante come l’odio perché altrimenti non sapremmo distinguere il bene dal male. Mi piace tirare fuori anche i sentimenti definiti “censurabili” secondo le regole pop del nostro tempo. Più c’è la crisi e più l’arte subisce censure, ci hai fatto caso? Negli anni ’80 per esempio le cantautrici e i cantanti avevano molta più libertà di espressione. Mi piace parlare di odio quando lì fuori tutti elogiano i bei sentimenti. Adoro vivere una canzone come fosse un’istantanea di un momento preciso. Il disprezzo, la paura, le incazzature, sono tutte cose che si vivono, Condividiamole! Già con i social tendiamo a isolarci, contrariamente a ciò che si pensa: in metro stanno tutti attaccati allo smartphone, in casa lo stesso, sono interessata a condividere la verità perché è da lì che si impara. Le buone intenzioni le abbiamo tutti, ma è la storia di ognuno di noi che fa la differenza.»
A chi dedica i traguardi raggiunti?
«Al mio manager, che all’inizio sembrava un masochista a starmi dietro; ai miei produttori TLT e Keen, che hanno voluto starmi ad ascoltare mettendo a disposizione la loro professionalità. A mia madre che ha fatto dei sacrifici enormi per me e a chi ha voluto davvero aiutarmi in questo progetto. Il mio disco è dedicato alle persone che hanno dovuto cambiare pelle e che si sono rialzate perché la vita con loro è stata una gran puttana. Guai a chi si accontenta.».