Musica. “Méhari verde” per ricordare Giancarlo Siani. Intervista a Nando Misuraca
NAPOLI – A 32 anni di distanza dalla scomparsa del giornalista Giancarlo Siani, il cantautore napoletano Nando Misuraca ha pubblicato la canzone “Méhari verde”, per ricordare il reporter assassinato in un agguato di Camorra.
La sera del 23 settembre 1985 almeno due killer di camorra aprirono il fuoco uccidendo il giornalista del quotidiano Il Mattino, appena ritornato a casa con la sua Citroën Mehari, colpevole di aver denunciato con i suoi articoli l’assetto criminale della città di Napoli, fatto di nuove alleanze tra il clan Nuvoletta e quello dei Bardellino, e gli affari della criminalità con la politica locale per accaparrarsi gli appalti per la ricostruzioni post terremoto del 1980 in Irpinia.
La canzone di Nando Misuraca, autore con alle spalle già una lunga carriera d’artista, è una dolce dedica al ragazzo Siani, ai suoi sogni e alla sue speranze, “eroe involontario”, così come l’ha definito l’autore, e simbolo del giornalismo anti camorra.
Il brano è stato pubblicato il 24 settembre scorso con un video di Claudio D’Avascio e ha visto la partecipazione dello scrittore Maurizio De Giovanni, del giornalista Arnaldo Capezzuto, l’attrice Barbara Mercurio, il poeta Raffaele Sannino, il cantautore Lello Savonardo e infine di Paolo Siani, fratello di Giancarlo, da anni impegnato in progetti culturali contro le mafie.
Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande all’autore.
Quando è nata l’idea di scrivere la canzone su Giancarlo Siani?
«Sono stato un ex giornalista, non di cronaca come Giancarlo, ma di sport e spettacolo e mi ha sempre colpito la sua passione, l’impegno e la sua onestà intellettuale. Qualche anno fa, alla vista della Mehari verde, all’epoca esposta in moltissime piazze del napoletano e in Italia, fui vittima di un raptus creativo, di pure inspirazione. Mi sono immaginato Giancarlo nei suoi vent’anni, in macchina con i capelli al vento, diretto verso il prossimo articolo. Lo vedevo come in un viaggio pieno di sogni e speranze su di una strada deserta, come quelle americane della Route 66. In poche ore avevo terminato la canzone, poche parole sono state poi cambiate per la versione finale. Successivamente grazie all’impegno della Iod Edizioni sono riuscito a presentare la mia canzone al Premio Elsa Morante, davanti una platea di mille studenti, tutti giovanissimi»
Quali sono i progetti per questa canzone?
«Il prossimo passaggio che vorrei fare è quello di presentare la canzone nelle scuole, con incontri e dibattiti, in modo da rompere il muro dell’indifferenza e dell’appiattimento culturale che spesso i Social provocano, quindi per tornare a parlare dal vivo con e tra le persone. Penso che la criminalità, la camorra, vada affrontata tramite la cultura ed è per questo che sto pensando a un album: “Eroi inconsapevoli” attraverso cui voglio raccontare la storia di persone che hanno fatto la differenza, che sono state un simbolo di rottura. Per esempio la prossima vorrei che fosse Annalisa Durante, vittima innocente di camorra che in qualche modo a risvegliato le coscienze dei napoletani, e attualmente c’è solo una biblioteca che porta il suo nome. Ovviamente non saranno solo vittime di camorra, saranno eroi di tutti i giorni che per motivi diversi hanno contribuito a cambiare la coscienza di tantissimi italiani.»