Napoli. Alla Camera di Commercio la mostra sulla persecuzione degli ebrei in Italia
NAPOLI – Martedì 23 gennaio alle ore 15:00, presso la Camera di Commercio di Napoli, nell’ambito delle celebrazioni del Giorno della Memoria delle vittime della Shoah che cade il 27 gennaio, si è svolta l’inaugurazione della mostra “1938 – 1945, la persecuzione degli ebrei in Italia. Documenti per una storia”, organizzata dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Napoli, in collaborazione con il CDEC, Centro di documentazione Ebraica Contemporanea.
Installazioni multimediali, pannelli tematici con foto, documenti d’archivio, articoli di giornali per la propaganda antiebraica, oggetti e cimeli messi a disposizione dalla Comunità Ebraica di Napoli, dall’Archivio di Stato e dall’Archivio Storico della Camera di Commercio. Un percorso che attraversa la storia, ricostruendo la progressione delle campagne antisemite promosse dal regima fascista, narrando il progressivo annullamento dei diritti dei cittadini ebrei nell’Italia dell’epoca in seguito alla promulgazione nel ‘38 delle Leggi Razziali, quest’anno l’80° anniversario, e raccontando quel periodo storico che culminò negli arresti e nelle deportazioni. Al contempo le illustrazioni, i documenti, gli oggetti e i cimeli esposti mostrano anche la testimonianza della presenza ebraica a Napoli, una presenza fortemente produttiva e integrata nel tessuto sociale della città.
L’evento, a cui hanno contribuito la Comunità Ebraica di Napoli, l’Archivio di Stato di Napoli, la Biblioteca Nazionale di Napoli, la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania, il Polo Musicale della Campania, il Centro di Studi Ebraici dell’Università di Napoli “L’Orientale”, l’Università di Napoli “Federico II”, la Camera di Commercio di Napoli e l’Ufficio Scolastico Regionale per la Campania, alla cerimonia di inaugurazione ha visto la presenza del Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno, Domenico Manzione; del Prefetto Pagano; e del Sindaco di Napoli, Luigi De Magistris.
La mostra, che sarà visitabile gratuitamente fino al 23 febbraio 2018, è aperta a tutti i cittadini e sarà importante anche per gli studenti che potranno constatare e conoscere direttamente il periodo storico in oggetto; in questo modo la memoria verrà salvaguardata e tramandata. Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande allo storico Michele Serfatti, tra i curatori della mostra.
Cosa esponete nella mostra?
«Ciò che è accaduto nel complesso del territorio italiano, attraverso documenti cartacei, fotografie, articoli di giornale, lettere delle vittime, praticamente quasi tutti i coevi dell’epoca. Descrive la persecuzione così come era possibile conoscerla in quel periodo, con documenti e pochi discorsi. perchè riteniamo importante che gli studenti e i cittadini la conoscano in questo modo, cioè nella maniera in cui essa si è manifestata e riflettano sul significato di cosa l’atto, il testo scritto, voleva dire. La mostra ripercorre l’intera storia della persecuzione sia nella prima fase, dal ‘38 al ‘43, che noi storici definiamo “la persecuzione dei diritti degli ebrei”; sia la seconda fase, dall’autunno del ‘43 alle date di liberazione della varie città italiane, che invece chiamiamo “la persecuzione delle vite degli ebrei”. Per ciascuna di queste fasi ci sono foto di luoghi, persone, biglietti dei treni lanciati durante il viaggio di deportazione di ebrei italiani. Foto di vita di persone, proletari o borghesi che fossero.»
Cosa significa avere memoria?
«Memoria significa tante cose. C’è la memoria degli effetti e quella delle situazioni vissute dai singoli. Poi c’è la memoria che la società ha del proprio passato. Io ritengo che nelle scuole in particolare debba prevalere l’elemento dello studio e della conoscenza; attraverso lo studio si arriva alla conoscenza, mediante la conoscenza si arriva alla consapevolezza. Solo quando si è consapevoli di quanto accaduto è possibile averne memoria come cittadino della società. Temo che parlare di memoria a ragazzi che non hanno vissuto questi eventi, possa avere l’effetto di distaccarli dalla conoscenza più che riconciliarli con la necessità di conoscere.»
C’è anche il ritratto di una vita normale degli ebrei italiani nella mostra?
«Sì, Gli ebrei non devono essere presentati come i perseguitati per eccellenza. Gli ebrei e la minoranza ebraica in Italia deve essere presentata come un gruppo che ha avuto una sua vita positiva e negativa, con momenti di dura persecuzione e momenti di tranquilla vita in società. Non erano e non saranno predestinati alla persecuzione.»
Cosa ne pensa delle recenti derive estremiste in Italia?
«Io non credo che la conoscenza serva a evitare gli errori del passato. Credo che serva all’uomo a costruirsi un’identità di cittadino capace di agire e di pensare. Successivamente, quando non si è preda delle emozioni e dell’irrazionale, allora si può agire per il giusto e per il bene. La storia dei fatti accaduti non può essere piegata allo scopo di evitare che essi riaccadano.»
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