Napoli. Arcigay in piazza contro le persecuzioni omofobe in Cecenia
NAPOLI – Sabato 22 aprile alle ore 17:30 in Piazza Dante, l’organizzazione per i diritti della comunità LGBT Arcigay ha organizzato un presidio di protesta, partecipato da una nutrita folla di attivisti, per condannare le persecuzioni e le violenze che il Governo ceceno sta mettendo in atto contro la comunità omosessuale locale. Durante il presidio si è discusso non solo delle persecuzione in Cecenia, ma in generale della complessa e delicata situazione che vivono le minoranze in Russia, come il bando da parte della Corte Suprema di Mosca contro i Testimoni di Geova, che ora rischiano il sequesto dei beni e il carcere con una pena che va dai 6 ai 10 anni.
La notizia di queste violenze è trapelata grazie alla denuncia del giornale indipendente russo Novaya Gazeta, che in un articolo pubblicato il 4 aprile 2017 ha riportatato l’esperienza di alcuni sopravvissuti a queste aggressioni, organizzate dalla polizia locale nella cittadina di Argun, a circa 15 km dalla capitale Groznyj, dove centinaia di omosessuali, o considerati tali, sarebbero stati arrestati per essere poi condotti in una prigione locale per essere torturati con estrema violenza: percosse, bastonate e scariche elettriche, che hanno portato alla morte di alcuni prigionieri.
Al riguardo, abbiamo raccolto il parere del presidente di Arcigay Napoli, Antonello Sannino.
Perché in presidio e perché in questa piazza?
«È un presidio contro la omotransfobia e per condannare i fatti che stanno avvenendo in Russia, in particolare in Cecenia, dove ci risulta un’apertura di campi di concentramento. Abbiamo scelto questa piazza perchè proprio qui, lunedì di Pasquetta, un militare ha deciso arbitrariamente di allontanare una coppia di ragazze lesbiche semplicemente perchè si stavano dando un bacio. Come se un bacio potesse turbare l’ordine della piazza. Noi siamo convinti sia stato un fatto dovuto al singolo militare e non una scelta dall’alto, nonostante ciò abbiamo scritto al Ministero per chiedere un chiarimento, ma per ora non abbiamo ricevuto risposta. Per quanto riguarda la Russia, finalmente un tribunale della Repubblica italiana, quello di Salerno, che ha sancito di fatto, nero su bianco, riconoscendo a un ragazzo russo omosessuale lo status di rifugiato politico in quanto omosessuale, che la Russia sta in questo momento violando tutti i trattati internazionali in termini di difesa dei diritti civili e umani e in termini delle violazioni dei diritti degli individui. Quello che ci preoccupa però non è solo la persecuzione degli omosessuali, in Cecenia ci sono dei veri e propri campi di concentramento, ma la Corte Suprema ha bandito le cerimonie religiose dei Testimoni di Geova. Questa cosa è particolarmente inquetante perchè ore le persecuzioni sono per i nemici politici, Testimoni di Geova e omosessuali e i prossimi chi saranno? Cosa stiamo aspettando? La storia insegna che è sempre dietro l’angolo il pericolo di poter ritornare a dei tempi orribili per la nostra Europa»
Le violenze e le discriminazioni che stanno avvenendo in Russia non sono solo testimoniate raccolte in articoli di cronaca, ma sono addirittura riconosciute dalle Istituzioni europee, così come afferma la sentenza del Tribunale di Salerno. Ne abbiamo parlato in dettaglio con Mara Biancamano, legale dello sportello migranti di Arcigay.
Cosa afferma la sentenza del Giudice di Salerno?
«A Salerno avevamo impugnato una decisione della Commissione territoriale per i richiedenti asilo, per il riconoscimento della protezione internazionale. Andrea, il giovane che ha richiesto la protezione internazionale, ha fatto la domanda in quanto omosessuale perchè in Russia non era libero di esprimere liberamente il suo modo di essere già prima della legge contro la propaganda omosessuale, ed è arrivato in Italia perchè la madre, che già lavorava in Italia, temeva per la sua incolumità a seguito di episodi di bullismo, discriminazioni e violenza vera e propria. La sentenza ha riconosciuto ad Andrea lo status di rifugiato in quanto omosessuale, che è il più alto grado di protezione internazionale.»