Napoli. Arte e maternità all’Annunziata
NAPOLI – Sabato 20 gennaio dalle ore 10:30 alle 13:00, presso Sala della Biblioteca Medica del Complesso Monumentale della Ss. Annunziata di Napoli, si è tenuta una giornata di riflessione con tavolo di discussione sul tema del rapporto tra bambini e arte. La giornata si è inserita nelle attività collaterali alla mostra fotografica “Sguardi non indifferenti”, a cura di Maria Pia Marroni. Alla discussione, su come realizzare una mostra interamente fatta da bambini, sono intervenuti Dario Aquilina, Giovanna Mayer, Fiorella Orazzo, Alessandra Petitti, Roberto Velardi e Pietro Di Meglio.
Al riguardo abbiamo abbiamo rivolto le nostre domande alla dott.ssa Maria Pia Marroni, ginecologa e attuale amministratore unico della cooperativa Na.Sce.Re nel terzo millennio, che promuove la valorizzazione e la diffusione di una cultura della nascita nella sua dimensione umana, intima, relazionale e sociale.
Le finalità della mostra?
«La mostra vuole dare risalto al tema della maternità attraverso le testimonianze fotografiche di due epoche e di due modalità diverse, in cui la maternità è espressione di solidarietà, di accoglienza, di relazione sociale estesa. La prima sezione della mostra ripropone, attraverso 34 fotografie storiche in bianco e nero, restaurate e riprodotte da Angelo Antolino e Maddalena Curatoli, il percorso da Real Casa Santa dell’Annunziata, istituzione benefica e brefotrofio (Istituto che accoglie e alleva neonati illegittimi, abbandonati o in pericolo di abbandono – ndr), fino all’ultimo tratto di storia dell’Ospedale Pediatrico SS Annunziata. In parallelo, la seconda sezione della mostra è costituita da fotografie che, attraverso un reportage fra ritratti di donne in attesa di un figlio adottivo, bambini in attesa di una famiglia, famiglie adottive, metafore visive e immagini simboliche, rappresentano in maniera poetica e allusiva il valore della maternità adottiva, che trasferisce un desiderio individuale in una dimensione di valore sociale».
Perchè è stata scelta l’Annunziata come luogo di esposizione?
«Quello che lega questo luogo ai napoletani è la sua storia, il ruolo che nei secoli, possiamo ben dirlo, ha avuto nella nostra città; il ruolo di intervento sociale che ha privilegiato i bambini e la loro vita con tutte le difficoltà, magari le ingiustizie, le cose brutte e belle che possiamo immaginare siano accadute quando, come nel 1705, ‘gettarono’ in “rota” (Bussola girevole che permette di ‘collocare’ i neonati abbandonati – ndr) ben 5000 bambini. Sopravvissuti solo il 10%. Immaginiamo anche la violenza, tanta, perché è violenza abbandonare un bambino in “rota”, per la mamma o il papà che lo fanno, e violenza per il piccolo. Violenza anche per una vita trascorsa, dai figli della Madonna in condizioni di deprivazione affettiva che le immagini delle foto di fine Ottocento ci rimandano, per la tristezza di una condizione di solitudine, di mancanza di carezze, di attenzione, di riconoscimento: questo vuol dire l’abbandono. La mostra vuole essere il primo tassello di un progetto più ampio di valorizzazione del monumento, è occasione di collaborazioni con il Consultorio ASL NA1 Centro, con il Centro per le Famiglie del Comune di Napoli attivi all’interno del Complesso, e con la Parrocchia SS. Annunziata, la cui Basilica costituisce una parte cospicua del Complesso Monumentale per un auspicabile e coordinato intervento sociale sul territorio.»
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