Napoli. Arte ‘reclusa’ come Libertà
NAPOLI – Da mercoledì 4 a sabato 14 Aprile, nell’antisala dei baroni del Maschio Angioino si è tenuta la mostra “Arte reclusa libera arte”, esposizione di manufatti e opere create in condizione di reclusione fisica e psichica. Diretta e coordinata da Adolfo Ferraro. Lo scopo della Mostra era ospitare ed esporre manufatti e costruzioni, dipinti e invenzioni che nascono nello spazio ristretto della reclusione e nell’ambito dei servizi di salute mentale, e in cui appare una connessione tra espressione creativa e salute mentale.
Il materiale di cui era composta la mostra è nata dai laboratori delle strutture detentive e dalle esperienze degli utenti dei Dipartimenti di salute mentale del territorio campano, ed emerge da quella sottile zona di confine che divide le dicotomie bene e male, sano e malato, reclusione e libertà. Le opere erano strutturate sui temi più svariati, realizzate singolarmente o a più mani, con colori, dipinti e altri materiali. Opere che colpiscono per la lucidità, ingegno e cura, selezionate da una commissione composta da Adolfo Ferraro (psichiatra), Aurora Spinosa (storica dell’Arte), Lello Esposito (Artista), Adolfo fattori (Sociologo), Rossana Caivano (Psichiatra) e Amalia Fanelli (coordinatrice), visionate negli istituti penitenziari di Napoli – Poggioreale, Napoli – Secondigliano, Benevento, Santa Maria Capua Vetere, l’istituto di pena femminile di Pozzuoli, presso i centri diurni di riabilitazione psichiatrica del Dipartimento di salute mentale della ASL Na1 Centro e dei Dipartimenti del territorio campano.
Al riguardo abbiamo rivolto le nostre domande allo psichiatra Adolfo Ferraro.
Lo scopo della mostra?
«Il termine reclusione significa anche esclusione, che è quella di chi è detenuto nelle carceri e di quelli che sono ‘detenuti’ nei servizi, in luoghi non luoghi che si alimentano da soli. Inserire questi soggetti in programmi che prendano in considerazione la cura come possibilità di esprimersi era lo scopo della mostra.»
Avete ricevuto sostegno dalle istituzioni?
«Il Comune ci ha sostenuto e il Sindaco è venuto due volte, tra l’altro ci ha dato gratis le sale. L’ASL Napoli 1 ha appoggiato le richieste. Questa operazione era volta a dare voce a chi voce non ha, ed è stata svolta in collaborazione con l’Assessorato alla cultura. C’è stato anche un preludio con attività realizzate a Piazza San Domenico maggiore, ma a noi non interessa l’opera d’arte, bensì l’espressione di una liberazione creativa. Questa operazione di per sè è già un passo nell’asse riabilitativo».
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