Napoli. Comunità palestinese: “Stampa dica la Verità, noi diciamo no alla violenza”
NAPOLI – Mercoledì 21 ottobre, alle ore 17:30 in Largo Enrico Berlinguer, nei pressi della Metropolitana Toledo si è tenuta una manifestazione della Comunità palestinese campana per esprimere ferma condanna alla ripresa delle violenze a Gerusalemme e in Cisgiordania, e per protestare contro la stampa italiana per una non corretta informazione offerta sugli accadimenti: l’inizio di quella che viene chiamata, in modo riduttivo, “terza intifada” o “intifada dei coltelli” ha infatti avuto inizio a causa di una ‘passeggiata’ provocatoria, sulla spianata delle Moschee, di alcuni estremisti religiosi e ultranazionalisti ebrei e di alcuni ministri del governo Netanyahu, facendo temere alla popolazione palestinese un’occupazione dei luoghi santi.
A dare sostegno alla Comunità palestinese, oltre alla società civile napoletana, il movimento Donne in Nero di Napoli, una rete internazionale di donne che ripudiano ogni forma di guerra e di violenza; e i collettivi studenteschi del CAU, Collettivo Autorganizzato Universitario. Il referente della Comunità palestinese in Campania è il dottor Shafik Kurtam, al quale abbiamo rivolto le nostre domande.
Cosa chiede la Comunità palestinese?
«Oggi siamo in piazza, sia la Comunità palestinese che la società civile napoletana, per ribadire la nostra protesta contro la violenza e il terrorismo di Stato Israeliano contro il popolo palestinese. Siamo qui per ribadire la nostra fermezza nel respingere qualsiasi attacco sui luoghi sacri sia ai palestinesi che ai cristiani, purtroppo Israele continua a ignorare qualsiasi applicazione del diritto internazionale, inoltre ha messo in atto un’appropriazione dei luoghi sacri della Spianata delle Moschee per svuotare il processo di pace da qualsiasi legittimità territoriale».
Intifada dei coltelli. In realtà cosa sta accadendo in Palestina?
«Sono i modi d’espressione di una rabbia di un popolo oppresso, intifada dei coltelli, intifada delle pietre, non so la prossima intifada come sarà. Non dimentichiamo che la prima causa di tutto quello che sta avvenendo è l’occupazione israeliana che perdura da sessantasette anni sulla terra palestinese e quindi anche se c’è un rifiuto di qualsiasi forma di violenza, credo che i palestinesi hanno diritto alla resistenza. L’esercito israeliano fa delle esecuzioni sommarie sui palestinesi solo per il sospetto essere armati e intenzionati a commettere una violenza. Così è avvenuto a Be’er Sheva, dove un cittadino israeliano di origini eritrea, quindi scuro di pelle, è stato scambiato per un palestinese, quindi ferito e poi linciato dagli stessi israeliani. L’odio viene da una sola parte, il nostro non è odio ma legittima difesa. Dopo il “Muro dell’Apartheid” (Muro di separazione in costruzione tra Israele e la Cisgiordania – ndr) lungo 800 Km, contro questa nuova rabbia palestinese gli israeliani hanno alzato nuovi muri all’interno di Gerusalemme, isolando la popolazione palestinese e segregando la popolazione ebraica, creando un clima di paura e scetticismo. Tutto questo sarebbe evitabile con l’applicazione delle Leggi Internazionali e il procedimento del Processo di pace».
Perché chiedete “corretta informazione” alla stampa italiana?
«Effettivamente se qualcuno ascolta i notiziari, anche a livello internazionale, riesce a rendersi conto che c’è una falsificazione della realtà e degli avvenimenti in quei territori. I territori palestinesi sono un’entità occupata e i palestinesi, secondo le convenzioni internazionali, hanno diritto alla resistenza. E’ lo stato d’Israele che costringe, con tutta la sua potenza, i palestinesi a manifestare con la loro rabbia. Ci sono stati tentativi per riaprire un Processo di pace da parte dell’America e della Francia, ma Israele non ascolta e l’Occidente chiude un occhio su tutti i misfatti contro la popolazione palestinese».