Napoli. Diritto alla casa? Fai da te
NAPOLI – Nel pomeriggio di lunedì 26 settembre sono stati occupati due alloggi di proprietà del Comune di Napoli, situati in Via Bosco di Capodimonte 74B. Le case sono state individuate tra le disponibilità dell’Amministrazione comunale in attesa di assegnazione, e quindi occupate da due famiglie in difficoltà che attualmente risultano barricate negli alloggi in attesa dell’evolversi degli eventi: intervento delle Autorità e burocrazia comunale.
I 7 componenti della famiglia Maresca: 5 figli e 2 genitori, con presenza nel nucleo familiare di persona diversamente abile, uno sfratto esecutivo sulle spalle e una domanda di assegnazione alloggio inevasa dal 2010; e i 5 componenti della famiglia Angrisani: anche loro con un parente diversamente abile a carico, uno sfratto esecutivo e una domanda di assegnazione alloggio dal 2010 inevasa, affermano di aver maturato legittimamente il diritto alla casa e che, ironicamente, visto che il Comune di Napoli in questi anni è sembrato in difficoltà riguardo risposte concrete alle domande presentate per l’assegnazione degli alloggi popolari, hanno deciso di ‘aiutare’ l’Amministrazione nella selezione degli stessi, liberandola di fatto di un impegno evidentemente troppo pesante da smaltire: alla data del bando di assegnazione del 2010 erano circa 17.000 le domande presentate, in carta da bollo, ancora oggi inspiegabilmente inevase, nonostante il Comune di Napoli sia in possesso di alloggi e locali immediatamente fruibili dai nuclei familiari in disagio.
Tornando alle famiglie, costrette a occupare e barricarsi in casa pur di sopravvivere sotto un tetto, dunque in pieno accordo con la politica ‘rivoluzionaria’ e ‘umanista’ a guida De Magistris, segnaliamo che della problematica degli Angrisani ne avevamo discusso già in questo articolo del 9 luglio 2015: “Diritto alla casa. In attesa di un alloggio da 32 anni”, che vi invitiamo a leggere, perché già all’epoca le risposte dell’Amministrazione comunale erano irricevibili, ma nulla è cambiato: “La domanda è arrivata, ci vuole tempo”, salvo poi rispondere così dopo anni: “La sua domanda non è più valida, è passato troppo tempo!”. Questa inattività politica sul diritto alla casa è una scelta consapevole? Sembra invece uno scherzo, ma non lo è, anzi il dubbio, come allora, rimane, perché il rischio è che di questa ‘inefficienza’ comunale se ne avvantaggino gli ‘amici degli amici’, i raccomandati che, fortunati loro, non devono aver paura di chi bussa alla porta.