Napoli. Futuro Remoto tra scienza e cibo
NAPOLI – “Ciò che mangiamo è ormai contro natura?”, questo è il titolo del convegno organizzato dalla Città della Scienza in collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli Federico II, in occasione della XXX edizione di Futuro Remoto, quest’anno incentrata sul tema del “Costruire”.
Sabato 8 ottobre, presso la sala comencini del Circolo Artistico Politecnico di Napoli, si è svolto il dibattito incentrato sul cibo del futuro. L’incontro è stato introdotto dal giornalista RAI, scrittore e conduttore televisivo, Franco di Mare, in compagnia di Dario Bressanini, ricercatore e docente di scienze chimiche e ambientali all’Università dell’Insubria di Como, che si è occupato di fare chiarezza in modo scientifico sul cibo manipolato e modificato: Non esistono cibi naturali e cibi contro natura. Esiste semplicemente il cibo che può essere buono o cattivo – ha spiegato – Sono chiamati OGM quegli organismi geneticamente modificati, come gli animali, le piante e gli alimenti che hanno subito modifiche genetiche con l’introduzione di geni prelevati da altri organismi, con l’accoppiamento e/o la ricombinazione genetica naturale. Gli scopi di queste manipolazioni sono quelli di creare prodotti alimentari più abbondanti, resistenti a virus e a parassiti, e che durano più a lungo sugli scaffali dei supermercati.
Da qualche anno sono tornate sul mercato le carote viola. Il viola è dovuto alle antocianine, pigmenti che si trovano nei mirtilli e nell’uva. Molti consumatori sono diffidenti e pensano si tratti di qualche strana modifica, ma in realtà le carote una volta non erano arancioni. Infatti è possibile visionare alcune opere d’arte dove sono raffigurati ortaggi, come a esempio il quadro dell’Arcimboldi di fine ‘500, dove non era possibile trovare ancora delle carote arancioni, perché la carota arancione inizia a comparire nei dipinti del ‘600, dove hanno subito una mutazione genetica che ha spento il gene che produceva il colore viola, e ne ha acceso uno che produceva il Betacarotene, che è quello che pigmenta con il colore arancione. Quando mangiate uno yogurt alla fragola o al lampone, il colore deriva dal succo della carota viola. Pensate che circa 9.000 anni fa il farro coltivato ha subito un evento rarissimo: ha inglobato tutti i geni di una pianta selvatica al suo fianco. I due genoma si sono completamente fusi e quindi ai 10.000 geni del farro coltivato si sono uniti 50.000 geni di quest’erbaccia selvatica, e ha dato luogo a una nuova specie che non esisteva prima, fino ad arrivare nella forma comunemente che adesso conosciamo, che è il grano tenero.
Conclude Dario Bressanini affermando: “Mangereste un alimento con dentro l’alanine, isoleucine, acido palmitoleico, coloranti E101, E160a? Fa paura questa etichetta, però è il contenuto della banana! Noi non mangiamo niente di naturale, bisogna andare un po’ al di là delle classificazioni, che a volte sono fatte soltanto per vendere, per spaventare o per indirizzare il mercato da un parte o dall’altra. C’è veramente pochissimo tra quello che noi consumiamo, che si trova allo stato selvatico, per esempio i mirtilli e pochi altri frutti di bosco”.
By Chiara Arciprete