Napoli. Il Flash “MOAB” contro le guerre

NAPOLI – Sabato 29 aprile alle ore 17:00 è stato organizzato in Piazza Berlinguer, all’esterno della fermata della metropolitana di Toledo, il presidio di protesta della “Rete contro la guerra e il militarismo” per richiamare l’attenzione sui costi economici e umani dei conflitti che attualmente si combattono nel mondo; per reclamare l’immediato ritiro delle forze militari italiane attualmente impegnate in 22 paesi, al fianco degli Stati Uniti e della NATO; e il taglio della spesa militare da reinvestire nel welfare.

Per il presidio sono stati allestiti stand informativi sui conflitti ai quali partecipa attualmente l’Italia, sul costo delle spese militari e di come, nonostante la crisi, siano aumentati e quali sono le conseguenze di questi conflitti: uno tra i tanti, le migrazioni di chi, attraverso il Mediterraneo, tenta di sfuggire alla guerra e alla miseria.

Durante il presidio i volontari della Rete hanno esposto un’enorme miniatura del missile MOAB, soprannominata “la madre di tutte le bombe”, ordigno che il presidente statunitense Donald Trump ha sganciato in Afghanistan per bombardare una presunta base di soldati talebani.

L’argomento centrale della manifestazione è stata la politica guerrafondaia che ha inaugurato il presidente degli Stati Uniti, in contrasto con le sue promesse elettorali e in continuità con le politiche di Obama, sganciando bombe in Medio Oriente per combattere l’ISIS e minacciando di attaccare la Corea del Nord nel caso, quest’ultima, avesse continuato i test atomici. Al riguardo abbiamo raccolto il pensiero di Antonietta, volontaria antimilitarista che si è fatta voce della Rete contro la guerra e il militarismo.

Perché siete in piazza?

«Siamo qui perchè stiamo vivendo una fase di tensione tra grandi potenze, gli USA e la Corea del Nord, e perchè ormai tutti parlano apertamente di terza guerra mondale. Effettivamente già ci sono conflitti un po’ dappertutto nel mondo, come quelli in Yemen, Siria, Iran, Libia, Iraq e tante altre guerre dimenticate in Africa. Una sorta di guerra mondiale a pezzetti. Di fatto però siamo alla vigilia di una guerra dispiegata che potrebbe vedere non solo lo scontro tra USA e Corea del Nord, ma anche contro i suoi alleati: la Cina e la Russia, che sposterebbero il conflitto verso i confini dell’Europa, dove già si combatte (Conflitto del Donbass in Ucraina – ndr), coinvolgendo quindi anche la NATO»

Temete effettivamente una terza guerra mondiale?

«Nelle ultime ore sembra che si inizi a parlare di diplomazia. Il problema è che viene fatto passare il presidente coreano come un provocatore. Sicuramente si ostina a fare dichiarazioni da bullo, ma in realtà è da diverso tempo che chiede un tavolo di trattative per superare queste tensioni, presenti già con Obama. Questo tavolo non arriva mai perchè la Corea del Nord si ostina a testare missili nucleari, che in realtà non è una cosa così grave, perchè lo fanno tutte le grandi potenze: solo la Francia ha fatto 193 esperimenti nucleari in Polinesia, distruggendone due isole. Tant’è che adesso il popolo polinesiano sta chiedendo risarcimenti. Quindi, chi sta provocando chi? Perché la Corea, insieme alla Cina, è circondata da truppe e basi militari? solo in Corea del Sud ci sono tre basi militari, in Giappone altre cinque, per un totale di 70.000 uomini. Noi crediamo che i veri provocatori sono i nostri governi che pensano di risolvere questa crisi economica aumentando le spese militari, per appropriarsi di mercati e risorse aggredendo popoli sovrani con la scusa di mettere pace e portare la democrazia, o combattere il terrorismo.»

L’Italia quanto spende per le armi e le guerre?

«L’Italia spende circa l’1,5% del suo PIL, che è pari a oltre 23 miliardi di euro, circa 64 milioni al giorno per le varie operazioni, per le industrie di armi, per aumentare la flotta militare e per mantenere missioni militari in ben 22 paesi esteri. Lo stesso Trump ha riconosciuto recentemente che l’Italia è l’alleato che mette a disposizione più uomini e mezzi. Per noi è preoccupante che, mentre si dice che non ci sono soldi per la sanità o la scuola, ogni giorno si spendono 64 milioni per bombardare paesi che non ci hanno fatto praticamente nulla».

 

 

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