Napoli. La manifestazione contro i tagli al sociale
NAPOLI – Martedì 28 marzo si è svolta la manifestazione “Giù le mani dal sociale”, per contrastare gli ulteriori tagli del Governo alle politiche sociali e al fondo nazionale per la non autosufficienza, che ha causato un blocco immediato di numerosi servizi di assistenza e trasporto, togliendo risorse finanziarie a sostegno delle cure delle persone con disabilità e anziani.
L’iniziativa è stata sostenuta e promossa dal gruppo di imprese sociali Gesco e l’associazione “Tutti a scuola”, con il patrocinio di Federconsumatori Campania e USB, Unione Sindacale Base.
Il corteo di protesta si è riunito alle ore 17:00 davanti a Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, in Piazza Municipio. Il grido di protesta dei manifestanti ha quindi raggiunto la sede della Prefettura di Napoli, dove ha riscosso molta attenzione, radunando e coinvolgendo in Piazza del Plebiscito altri cittadini.
Il FNPS, Fondo Nazionale per le Politiche Sociali, ha ridotto ancora le risorse economiche da destinare alle Regioni, causando estreme difficoltà a cittadini e intere famiglie in disagio sociale, nel cui nucleo familiare sono presenti membri con gravi disabilità e patologie. Ciò non garantisce il diritto allo studio, l’assistenza e i servizi sociali che spettano di diritto: la Legge 328/2000, intitolata “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, prevede che ogni anno gli enti sociali e lo Stato forniscono alla Regione e ai Comuni le risorse da destinare alla gestione delle associazioni, fondazioni e cooperative, che investono e promuovono, tra le tante attività, anche quelle a sostegno dei bambini durante il percorso di crescita, e valorizzano concretamente progetti di solidarietà, attività ludiche e produttive.
Al corteo hanno aderito anche sigle sindacali, consorzi e reti sociali, oltre a 24 associazioni che si occupano delle prestazioni socio-sanitarie e operano nei settori relativi alle attività di integrazione delle persone con disabilità, prevedendo il coordinamento, la formazione, l’inclusione sociale e il reinserimento lavorativo.
By Chiara Arciprete