Napoli. Poesia e confronto all’Archeobar
NAPOLI – L’Archeobar, in Via Mezzocannone, ospita gli incontri di aprile del Poetry Lab di Mosse di Seppia, per lo scambio reciproco tra poeti amatoriali e non, sulla poesia e i temi da essa scaturiti.
Continua il ciclo di incontri del Poetry Lab di Mosse di Seppia. L’ultimo, tenutosi giovedì 4 aprile, ha visto i poeti raccontarsi attraverso le loro parole o quelle di artisti di larga fama. Sempre fucina di stimolanti riflessioni, l’incontro ha offerto diversi spunti di discussione: il ricordo di un amore passato, la morte fisica e dell’anima, il rapporto tra ironia e sarcasmo, ma non è la poesia l’unica protagonista, fanno infatti la loro comparsa anche il cinema e le tematiche sociali, in un cerchio generatore di scambi continui.
Il prossimo evento si terrà giovedì 18 aprile alle 18:30.
Al riguardo, abbiamo intervistato due partecipanti al laboratorio: Davide Picardi, neolaureato all’Orientale; e Francesco Paolo Colucci, critico d’arte e autore di racconti e saggi sull’arte e la letteratura per Mosse di Seppia.
Come vi siete avvicinati alla poesia?
Davide: «Mi ci sono avvicinato grazie al mio M° di chitarra, che non mi ha istruito solo sullo studio dello strumento, ma mi ha insegnato a scrivere. Sono partito dalla prosa e mi sono poi avvicinato alla poesia, che percepisco come un modo per esorcizzare noi stessi, le nostre passioni, le nostre frustrazioni. È una specie di messaggio in bottiglia che diamo al mondo, saranno poi i lettori a interpretarlo. Ognuno lo fa a modo suo e sono contento che qualcun altro possa interpretare un mio scritto, anche se la sua visione non dovesse coincidere con la mia. La poesia è anche suscitare immagini, emozioni: per me è già un successo dare un’immagine al lettore, non è necessario che la poesia piaccia.»
Francesco: «Ho cominciato a scrivere come una sorta di autoanalisi, di sfogo emotivo. C’è stato un periodo in cui ho scritto tantissimo. Ebbi anche un diverbio con un docente, durante la preparazione della tesi triennale, perché volevo a tutti costi aggiungere una poesia scritta da me sull’artista Micco Spadaro. Dopo un battibecco, la imposi come epigrafe della tesi. È nata poi una doppia anima tra la storia dell’arte, mia grande passione, e la poesia. Ho incontrato Mosse di Seppia, che mi ha permesso di salvarmi dalla catena editoriale e le richieste assurde delle case editrici.»
Così vi incontrate al Poetry Lab?
Davide: «È un’opportunità di scambio, di idee, emozioni. Un modo per relazionarsi con gli altri e creare una sorta di comunità, per aprirsi al mondo. Perché effettivamente il poeta vuole aprirsi al mondo, per questo scrive: non solo per se stesso, ma per legarsi empaticamente all’altro.»
Francesco: «Il poetry lab è il punto di approdo di tanti eventi fatti in questi anni. È un laboratorio aperto in cui siamo moderatori dell’evento, supervisori, non persone privilegiate rispetto a chi ne prende parte. Permette di legare la poesia all’interpretazione e la conoscenza, quindi è un modo di unire la poesia con la relazione, andando oltre quell’immagine della poesia sempre vista come qualcosa di saturnino, introverso.»
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