Napoli. Poetry Lab: la palestra della Poesia
NAPOLI – L’ArcheoBar, nel cuore del centro storico a Via Mezzocannone, ha fatto da sfondo all’incontro del Poetry Lab di Mosse di Seppia, fissato per giovedì 21 marzo, un punto di scambio e confronto tra poeti e appassionati dove leggere i propri scritti e condividerli con gli altri partecipanti. “Non siamo qui per insegnare a scrivere, ma semplicemente per confrontarci e creare un dibattito sulla esigenza che sentiamo nel condividere i nostri pensieri”, così Achille Pignatelli, membro della direzione artistica e uno dei caporedattori della sezione poesia della rivista, ha aperto l’incontro.
Uno spazio confortevole e aperto quello del Poetry Lab di Mosse di Seppia, rivista letteraria indipendente nata tra i porticati di Porta di Massa nel 2013. Si ordina qualcosa da bere, ci si rilassa, e a turno si legge una delle proprie creazioni letterarie. Un’idea semplice, ma d’effetto, che offre interessanti spunti di riflessione. Nel corso dell’evento abbiamo rivolto le nostre domande ad Achille Pignatelli.
Tra rivista e attività, come si sviluppa Mosse di Seppia?
«Oltre alla pubblicazione del cartaceo abbiamo creato diversi format: la jam poetry, un reading in cui ci si mette in cerchio e a turno ciascuno legge le proprie poesie; come diceva Hannah Arendt, il cerchio è la forma del libero circolare del pensiero. Il poetry lab è molto simile alla jam poetry, ma dopo la lettura nasce la riflessione sul versare, più che sul verso. Infine c’è la jam talk, in cui musica e poesia si intrecciano. Gli eventi sono aperti a tutti, sono e saranno sempre gratuiti, perché ognuno deve avere la possibilità di fruire della poesia.»
Come si è avvicinato alla poesia?
«Scrivo da poco, circa undici anni. Quando ero bambino giocavo con i Lego e mia nonna ha sempre notato una mia spiccata fantasia nel creare delle storie coerenti con ciò che costruivo. Dico spesso, infatti, che i mattoncini sono state le mie prime sillabe. Iniziata l’università, man mano hanno preso forma le prime poesie.»
A chi consiglierebbe di partecipare al Poetry Lab?
«Non solo a chi scrive, ma anche a chi non lo fa. Per gli autori è un luogo di condivisione, intimo, in cui ciascuno fa palestra di sé e della lettura. Per un fruitore vale la stessa cosa. Noi scriviamo perché avvertiamo l’esigenza di dire qualcosa, forse percepiamo la decomposizione della nostra fase storica e sentiamo la responsabilità di infondere linfa vitale e spingere alla riflessione. Dovremmo però anche rapportarci all’altro, ma in che modo? La risposta che la politica sta trovando a questa domanda è la chiusura. La poesia invece è un confrontare, nel senso etimologico di cum-frontare, quindi “mettere di fronte, insieme”. La parola è un ponte che unisce ciascuno di noi e il proprio sentire con l’altro; facendo ammalare la parola, essa crolla, come il ponte se non ne facciamo una giusta manutenzione.»
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