Napoli. Presentato “Appartenenza, il viaggio di Minerva Summer”
NAPOLI – Domenica 4 Febbraio al “giardino liberato” di Materdei ha avuto luogo la presentazione del documentario, in fase di realizzazione, dal titolo “Appartenenza, The journey home of Summer Minerva, an Italian-American queer”, co-prodotto dalla Lunia Film e diretto da Minerva Summer con il supporto dell’operatore-video, montatore e produttore Luca Ciriello.
Il documentario ripercorre la storia di Minerva Summer, attrice e ballerina italo-americana, esponente del movimento LGBT, che da New York ci porta nell’Italia meridionale alla ricerca di quelle che sono le radici, l’identità e il senso di appartenenza di una queer.
Attualmente in fase di produzione, le riprese avranno inizio durante la prima metà di Febbraio e riprenderranno poi in estate. Il documentario nasce dalla collaborazione tra l’artista Minerva Summer e la società di video-produzione Lunia Film, fondata nel 2017 dal regista Luca Ciriello, attualmente impegnato alla ricerca di finanziatori e in campagne di crowdfunding.
I due protagonisti di questo progetto sono Luca Ciriello, regista, operatore video, montatore e produttore che dopo anni passati all’estero, tra Europa e Africa, ha deciso di investire tutte le sue risorse nella sua città d’origine, Napoli, dando vita alla casa di produzione Lunia Film.
Lei è invece Minerva Summer, un’attrice, ballerina, scrittrice ed educatrice italo-americana che vive e lavora a New York presso il Gibney Dance Center, ed è attivista del movimento LGBT. A lei abbiamo rivolto le nostre domande.
Come nasce questo documentario?
«Il documentario nasce dal desiderio di scoprire il legame tra omoerotismo, trasgressione di genere e sacro. Ho iniziato a studiare il ruolo delle persone transgender in diversi contesti culturali nel corso della storia con il libro di Randy Conner, Blossom of Bone, e ho scoperto che i transgender sono stati conosciuti in tutte le civiltà per essere potenti, grazie alla nostra capacità di “camminare tra i mondi” di genere, cielo e terra, vita e morte, ecc. Ho iniziato a intervistare importanti leader spirituali transgender nelle mie comunità a New York e Chicago, e ho imparato molto sulle esperienze di altre persone spirituali nella comunità transgender, ma ho iniziato a chiedermi dove ero io nella storia. Le lotte e le vittorie della mia vita di tutti i giorni non erano presenti. Avevo bisogno di raccontare una storia non da un punto di vista accademico, ma dalla mia esperienza umana, di trovare il mio posto nel mondo come risultato del mio genere, spiritualità, etnia e altre categorie sociali.»
Che storia desidera raccontare?
«Le nostre categorie sociali spesso determinano dove sentiamo di appartenere in una società. Il motivo per cui “Appartenenza” è il titolo del documentario è che durante tutta la mia vita ho cercato di capire dove appartengo, perché non sempre sentivo di appartenere alla mia famiglia, o alle mie amicizie, o anche alla città dove sono cresciuta. La mia spiritualità era un modo per me di trovare un’appartenenza dentro me, perché ho passato anni a coltivare una relazione d’amore con la mia anima, la parte di me che è eterna. Ma a quale parte della terra apparteniamo? E con chi? Queste sono le risposte che sto esplorando attraverso questo documentario. Come persona queer italo-americana sono venuta nel Sud Italia per vedere se provavo un senso di appartenenza con la gente di Napoli, e con le tradizioni della musica e della danza popolare che amo così tanto.»
A Napoli ha scoperto il rito di Mamma Schiavona. Cosa rappresenta questa connessione tra il movimento lgbtq con religione e tradizione?
«Mamma Schiavona per me rappresenta l’essenza di ciò che dovrebbe essere la religione, amore e accettazione. Così tante persone sono danneggiate e traumatizzate a causa di falsi insegnamenti religiosi, che sono messi in atto non per rendere le persone più forti, più sagge, accettate o più amate, ma per soggiogare e controllare. Mamma Schiavona e La Candelora rappresentano una crepa nella facciata del cattolicesimo come istituzione contro gli omosessuali e le persone transgender, e questo è bello. Mamma Schiavona rappresenta un insegnamento spirituale essenziale. Insegna che siamo tutti belli nelle nostre differenze e tutti meritiamo di essere accolti tra le braccia del sacro, non allontanati perché viviamo le nostre vere identità. Lei ci insegna che tutti noi apparteniamo a lei, e possiamo tutti vivere con pienezza e sincerità noi stessi. Non dobbiamo nasconderle niente. Nessun senso di colpa, nessuna vergogna. Solo compassione, cura e amore.»