Napoli. Report dall’Open Day di Medici Senza Frontiere
NAPOLI – In data 26 gennaio si è svolto a Napoli, alla “Domus Ars” in Via Santa Chiara, il “MSF Open Day”, un incontro organizzato dal gruppo di Napoli dell’organizzazione Medici Senza Frontiere. L’iniziativa è nata dall’esigenza di informare gli aspiranti volontari e i cittadini napoletani interessati a conoscere e a contribuire alle attività umanitarie di MSF.
“Neutralità, indipendenza e imparzialità: sono questi i tre principi fondamentali di Medici Senza Frontiere”. A spiegarlo è Luca Farina, membro del gruppo di Napoli di MSF, che ha aperto l’incontro mostrando ai partecipanti un breve video di presentazione.
MSF interviene portando cure mediche dove c’è più bisogno, quindi presso popolazioni colpite da guerre, epidemie, catastrofi naturali o comunque escluse dall’assistenza medica. Nei luoghi in cui opera MSF è proibito portare armi, proprio per ribadire la neutralità dell’organizzazione; allo stesso tempo, tutti coloro che sono impegnati in questi progetti umanitari agiscono nel pieno rispetto della cultura e della sensibilità di coloro che ricevono assistenza.
Medici Senza Frontiere nasce nel 1971, quando un gruppo di medici e giornalisti, insoddisfatti degli aiuti medici e umanitari portati alle popolazioni bisognose, decide di attivare l’organizzazione.
La partecipazione di giornalisti all’iniziativa non è casuale, né limitata alla storia della fondazione: infatti per MSF è importante, oltre all’assistenza medica, la testimonianza di ciò che fanno gli operatori di tutto il mondo poiché, afferma Luca Farina, “anche le parole possono salvare delle vite”.
In linea con questo principio, l’incontro dell’open day è proseguito attraverso le parole di Umberto Colella, operatore umanitario che ha raccontato la sua esperienza in Afghanistan e a bordo della Bourbon Argos, a largo della Libia, in soccorso ai migranti. La testimonianza è stata arricchita dalla proiezione di fotografie scattate dallo stesso Colella nei luoghi in cui ha operato per Medici Senza Frontiere. I partecipanti hanno ascoltato racconti di vite salvate, ma non solo: le fotografie infatti mostravano chiaramente il modo in cui Medici Senza Frontiere interviene per abbattere le barriere culturali, in modo da poter operare tranquillamente grazie alla fiducia e il rispetto che le popolazioni locali nutrono nell’iniziativa.
“Non serve necessariamente essere medici o infermieri per dare supporto a MSF, occorre avere buona volontà”, con questo invito Umberto Colella ha chiuso l’incontro, dopo aver risposto a curiosità e dubbi avanzati dalla platea.
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