Napoli. Senza welfare servizi al collasso
NAPOLI – Lunedì 24 ottobre, a Via Verdi, un centinaio di lavoratori della Napoli Sociale spa (L’azienda è nata nel 2004 per volontà del Comune di Napoli e offre servizi alla persona come l’accoglienza e l’assistenza a persone con disabilità e senza fissa dimora – ndr) ha manifestato, dove era riunito il Consiglio comunale, in attesa della delibera di variazione del bilancio da parte del consiglio che garantirebbe il passaggio dei lavoratori della suddetta società a Napoli Servizi. Oggi 25 ottobre è previsto l’incontro con Domenico Allocca, amministratore unico della Napoli Servizi. Al riguardo abbiamo raccolto la testimonianza dell’operatrice Antonella Serra.
Il motivo della vostra protesta?
«Noi siamo l’assistenza specialistica ai diversamente abili e facciamo parte della Napoli Sociale, che è una municipalizzata di proprietà del Comune di Napoli ed è stata messa in liquidazione con una delibera del 24 maggio. Poi i lavoratori dovevano passare alla Napoli Servizi, ma a oggi questo passaggio non è avvenuto, quindi alla Napoli Sociale sono finiti i soldi e non sta pagando gli stipendi e inoltre la Napoli Servizi non vuole riconoscere la nostra qualifica che abbiamo preso con delibera regionale, è un titolo OSA (Operatore Socio Assistenziale) riconosciuto come assistenza specialistica ai diversamente abili. Ci vuole inserire invece con un livello più basso.»
Quindi è anche una questione di riconoscimento professionale?
«Si, è anche una questione di livelli, ma anche del nostro passaggio di assistenti, da una partecipata all’altra, che non c’è ancora stata. Siamo senza stipendio da mesi e non sappiamo qual è il nostro futuro. Ci vogliono assumere con un livello più basso che non rispetta le nostre professionalità, solo per rientrare nel budget economico espresso dal Comune.»
Sono previsti aiuti dalla Regione Campania per il welfare?
«No, purtroppo il welfare è stato tagliato già a livello nazionale. La Regione e il Comune non hanno soldi per i diversamente abili e intanto molti bambini con disabilità oggi sono a casa perché non c’è l’assistenza: nonostante l’art. 7, i bidelli non accompagnano i bambini in bagno o non cambiano i pannolini lì dove c’é il bisogno.».