Napoli. Via alle celebrazioni del 75° anniversario delle 4 Giornate
NAPOLI – Sabato 4 agosto alle ore 11:00 presso la Basilica di Santa Chiara, si è tenuta la celebrazione del 75° anniversario delle Quattro Giornate di Napoli, evento storico nel quale la città si liberò dal nazi-fascismo ancor prima dell’arrivo degli alleati. Per l’occasione è stata deposta una corona di fiori sulla lapide della Basilica, distrutta il 4 agosto 1943 a causa di bombardamenti anglo-americani.
L’evento è stato organizzato per iniziativa dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Napoli, dell’Istituto Campano per la Storia della Resistenza Vera Lombardi, dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia e dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici e ha visto la partecipazione anche di Antonio Amoretti, il partigiano ragazzino delle 4 Giornate di Napoli, che ha raccontato gli eventi più tragici di quel “bombardamento terroristico”: trovatosi a combattere a 16 anni sulle barricate contro i tedeschi, oggi è presidente provinciale ANPI, l’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. Il giovane combattente aiutò il proprio popolo per liberare la città dai fascisti nel ’43. Anno terribile e cruciale nella storia di Napoli e dell’Italia: la città campana subì soprusi, deportazioni e saccheggi di notevole rilevanza, perché gli attacchi nemici erano strategici e mirati alla distruzione del suolo.
L’offesa maggiore però arrivò dal bombardamento che colpì il complesso monumentale di Santa Chiara, uno dei simboli di Napoli più famosi nel mondo. La struttura, voluta nel 1310 da Roberto d’Angiò e sua moglie Sancia di Maiorca, conservava magnifici cicli parietali di Giotto e dei suoi allievi e le tombe gotiche di diversi regnanti angioini, oltre ai marmi barocchi del XVIII Secolo, le tele del De Mura, del Bonito e le tombe borboniche.
Il 4 agosto del 1943 circa 400 “fortezze volanti” distrussero la città con decine di bombe, devastando il convento delle Clarisse, il coro delle Monache, i suoi affreschi medievali e il maestoso campanile. Le macerie bruciarono per giorni e le truppe USA documentarono lo stato dei luoghi con foto e immagini filmate. Da quell’evento, la distruzione del monastero di Santa Chiara diventò il simbolo di un Paese devastato, ma forte nell’animo. Fu così che già dal 1945 la Soprintendenza ai Monumenti della Campania iniziò a lavorare ai progetti di ricostruzione, iniziando i lavori dal tetto, riproposto con le classiche travi e rivestito in piombo.
Per commemorare dunque questi episodi, la cerimonia del 4 agosto ha voluto ricordare gli avvenimenti che mossero l’insurrezione popolare e tutte le vittime del secondo conflitto mondiale, in modo particolare la figura del Carabiniere Salvo d’Acquisto le cui spoglie riposano proprio in Santa Chiara.
Segue l’intervento dell’Assessore alla Cultura del Comune di Napoli Nino Daniele.
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