Nigeria in attesa dell’esito elettorale, tra violenze e brogli
ABUJA – Ore convulse in Nigeria dove, chiuse le urne con grande ritardo, si contano i voti della prima elezione libera. Il nuovo sistema di votazione elettronica e gli attentati hanno rallentato vistosamente le operazioni di voto, che si sono protratte fino alla giornata di ieri dopo la sospensione nel Nord del Paese. La tensione non è mai calata negli ultimi mesi, che hanno visto l’organizzazione terroristica Boko Haram protagonista di una serie di stragi nel Nord-est, volte a intimorire la popolazione votante, in particolare quella cristiana.
Seguaci dell’IS, lo Stato Islamico, i miliziani della sponda del Niger hanno provato a replicare la scia di sangue che ha condizionato le elezioni del 2011, quegli 800 morti che non riuscirono tuttavia a impedire la vittoria del candidato cristiano e presidente uscente Goodluck Jonathan.
Tra sabato e domenica sono state decapitate e bruciate 41 persone negli attacchi che hanno riguardato soprattutto le città del Nord. “Vi avevamo avvertito di non votare, vi uccideremo tutti”, questo è stato il grido che ha accompagnato la barbarie, riferisce un testimone. Ma non solo il Nord è stato bersaglio delle milizie. Anche a Sud, nel popoloso stato di Rivers, dove si concentra la maggior parte dei giacimenti petroliferi e il voto di conseguenza diventa determinante, sono state giustiziate 3 persone, fatte esplodere delle autobombe e presi di mira i seggi di Kirfi e Alkaleri. Il principale contendente di Goodluck Jonathan, il leader musulmano dell’APC, All Progressives Congress, Muhammadu Buhari, riconduce questi attacchi alle milizie etniche assoldate dalla fazione opposta.
Attivisti dell’APC hanno manifestato ieri a Port Harcourt contro il Governo, denunciando i brogli che si sarebbero verificati nei seggi dello Stato di Rivers. A rendere ancor più farraginose le operazioni di voto, è stato il nuovo sistema di rilevazione biometrico, sperimentato per la prima volta in Nigeria, e che avrebbe dovuto garantire correttezza e rapidità: un guasto generalizzato ha rallentato il processo di identificazione dei dati personali e la verifica del diritto al voto di ciascun cittadino, allungando le code e costringendo persino il presidente Jonathan a certificare la sua identità con la firma.
Il sanguinoso conflitto interno tuttavia non lascia intravedere segnali di cambiamento organico che possa segnare una svolta per la popolazione. L’esito atteso per le prossime ore potrebbe innescare ulteriori violenze nel Paese che, dopo il crollo del prezzo del petrolio di cui era il maggior estrattore in Africa, vive una fase di crisi profonda, aggravata dalla morsa sempre più stringente del terrorismo.
By Antonio Acconcio