No TAV in Val di Susa: “Rischio gas e accuse di terrorismo”, parla l’attivista Cedolin
CHIOMONTE- Al termine della manifestazione svoltasi lo scorso 6 settembre, un gruppo di manifestanti No Tav si è scontrato con le forze dell’ordine che presidiavano la zona. Alcune persone incappucciate sono state tratte in arresto venendo rilasciate solo alcuni giorni dopo, in seguito ad identificazione. Persistono, tuttavia, le preoccupazioni degli abitanti del luogo che temono la ripresa delle ostilità. Con l’intento di far luce su quanto accaduto, il team di Crudiezine ha avuto il piacere di intervistare Marco Cedolin, scrittore, attivista, saggista ed analista politico, cittadino della Val di Susa.
Riguardo gli scontri della scorsa settimana, vuole raccontarci cos’è accaduto precisamente e cosa ha provocato lo scoppio dei disordini?
«È accaduto che al termine di una manifestazione pacifica svoltasi senza alcun incidente, un gruppo di manifestanti un poco meno pacifici abbia assalito il fortino in cui è stato trasformato il cantiere del TAV di Chiomonte, lanciando oltre le recinzioni di filo spinato pietre e petardi. Come risultato: un paio di cristalli dei mezzi delle forze dell’ordine andati in frantumi ed 8 attivisti NO TAV fermati e condotti prima in questura e poi in carcere, dove mi sembra siano rimasti fino ad un paio di giorni fa, quando il GIP ha deciso che dovessero andare ai domiciliari. A provocare i disordini, da sempre, è il clima di tensione determinato dalla militarizzazione di una valle alpina, all’interno della quale è stato costruito un cantiere – fortino per la costruzione di un’opera che la stragrande maggioranza della popolazione non vuole.»
Le immagini che sono andate in onda mostrano la presenza di ragazzi incappucciati con passamontagna, armati di petardi e bastoni. Non era mai successo niente di simile. Siamo sicuri che si tratti di reali manifestanti No Tav?
«I volti coperti sono una prassi assolutamente comune in Val di Susa, qualora si intenda compiere una qualche azione di sabotaggio, dal momento che, se identificati, il rischio è quello di un processo ed una condanna per capi d’imputazione ben più gravi di quelli che legittimamente sarebbe naturale attendersi per azioni di questo genere. Un esempio su tutti: l’imputazione di terrorismo per la distruzione di un compressore. Episodi si ripetono con una certa regolarità da quando nel 2011 l’area fu occupata militarmente per la costruzione del cantiere. Anche nella notte dell’11 settembre scorso è accaduto un episodio analogo, ma i media non ne hanno dato pubblicità, dal momento che le 9 persone incappucciate fermate erano tutte abitanti della valle over 60 anni e sarebbe stato difficile spiegare all’opinione pubblica perché degli anziani sono esasperati al punto tale da incappucciarsi e tirare petardi.»
Ufficialmente, si contano una decina di feriti. In passato, l’utilizzo dei gas lacrimogeni e il dispiegamento di equipaggiamenti d’assalto, da parte delle forze dell’ordine, hanno provocato conseguenze ben peggiori. Vi è mai stata, da parte del governo, una minima volontà di far luce sugli avvenimenti?
«Il governo non ha alcun interesse a far luce sugli avvenimenti. Dovrebbe spiegare le ragioni per cui intende costruire un’opera assolutamente priva di senso. Perché in Italia contro i manifestanti viene usato il gas CS, vietato nei teatri di guerra, perché il denaro del contribuente viene sperperato per fare un buco all’interno di una valle alpina. »
Quali sono i motivi che spingono i No Tav a manifestare?
«I motivi della protesta sono tantissimi, da quelli di ordine sanitario a quelli di ordine economico, ci vorrebbero molte pagine per elencarli tutti. Ho scritto un libro nel 2006 “TAV in Val di Susa” all’interno del quale li spiego diffusamente.»
Sono mai state avallate proposte per referendum, raccolta firme, o per interventi legali di questo genere?
«Di firme contro l’opera ne sono state raccolte a profusione, se ricordo bene circa 40mila in una valle che ha 70mila abitanti. Il referendum non è mai stato percorso come strada, dal momento che il governo avrebbe avuto gioco facile nell’estendere il bacino dei votanti ben al di fuori del confine della valle, includendo magari una città come Torino che nulla ha a che fare con il buco di Chiomonte ma conta un milione di abitanti, inficiando di fatto il risultato finale.»
Cosa pensa accadrà se il governo, nella sua indifferenza, non terrà contro della volontà dei cittadini della Val di Susa?
«Penso che con tutta probabilità il cantiere-fortino di Chiomonte resterà per qualche decina di anni uno di quei buchi neri della finanza italiana, come già accaduto con la Salerno – Reggio Calabria, all’interno del quale sprofondano i denari del contribuente, arricchendo la mafia del cemento e del tondino ed i giullari della politica che le fanno da contorno. Più di una generazione di cittadini valsusini hanno speso una parte cospicua della propria vita per tentare di combattere questa mostruosità, ma in tutta evidenza si tratta di una lotta impari quando dall’altra parte della barricata ci sono poliziotti che ti gasano e giudici disposti a rovinarti la vita gettandoti in galera con l’accusa di terrorismo.»