No Tav non è terrorismo. Quanto ci costerà l’alta velocità?
TORINO – A causa dei violenti scontri del 14 maggio scorso, in riferimento alla costruzione della TAV, vennero accusati Lucio Alberti, Graziano Mazzarelli e Francesco Sala di terrorismo, insieme ad altri 4 esponenti della fazione più radicale dei gruppi No Tav, tutti processati con la medesima accusa il 17 dicembre. Oggi il Tribunale del Riesame di Torino ha annullato l’accusa mossa nei confronti di tutti i manifestanti. Gli attivisti processati il 17 dicembre restano però indagati per reati minori, sempre legati alle azioni dei gruppi No Tav. Alla manifestazione dell’8 dicembre scorso fu espressa chiaramente la posizione degli abitanti di Susa, che in centinaia sfilarono per le vie della città, raccogliendosi in una fiaccolata per chiedere la liberazione dei 3 attivisti accusati di terrorismo. “Chi dava per morto il movimento No Tav si sbagliava”, ha commentato il leader della protesta Alberto Perino.
Si preannuncia un nuovo anno ancora all’insegna di scontri sociali. Un anno che vedrà, secondo le stime economiche del Governo, una leggerissima ripresa economia intorno allo 0,5%, che tuttavia non renderà incerta la costruzione del mastodontico e costosissimo progetto di ingegneria civile che è la TAV. Al riguardo i costi per la costruzione della nuova linea ferroviaria dell’alta velocità sono cambiati notevolmente nel corso degli anni, ciò dettato anche dal forte impatto che la crisi economica ha avuto sul settore edilizio. Gli ultimi calcoli, su un approssimativo preventivo, risalgono al 2011-12: il progetto iniziale prevede quattro tappe dislocate tra il territorio francese e quello italiano, del costo totale di 24 miliardi di euro divisi tra Francia, Italia e UE. La prima fase del progetto, che dovrebbe essere ultimata entro la fine del 2015, prevede opere di progettazione, sondaggi, scavo di discenderie e altri lavori preliminari per un costo stimato di 2,091 miliardi. L’UE aveva stabilito un contributo di 671,8 milioni di euro, ma a causa dei ritardi nella messa a punto del progetto e dell’attuazione di quest’ultimo, la Commissione ha decretato che sia l’Italia sia la Francia, pur beneficiando di due anni di proroga, non riusciranno a sostenere entro il 2015 più di 890 milioni di spesa, per cui il contributo si fermerà a 395.282 milioni. La seconda fase, mirata alla costruzione del tratto di linea ferroviaria comune, prevede la ripartizione delle spese: 42,1% per la Francia e 57,9% per l’Italia. Il finanziamento stabilito dall’Italia è di 2,790 miliardi, in particolare 60 milioni per il 2013, 100 milioni per il 2014 e 680 milioni per il 2015. Gli ultimi due punti del progetto riguardano la costruzione di tratte nazionali a carico dei rispettivi Stati.
SULLE CASSE ITALIANE DOVREBBE GRAVARE UNA SPESA DI CIRCA 4,4 MILIARDI. Le stime riportate sono sempre approssimative, come dichiarato anche dal presidente delle Ferrovie dello Stato. “IL COSTO DEFINITIVO DELL’OPERA NON È ANCORA DETERMINABILE con precisione perché ci sono fattori che lo rendono incerto”, afferma. Ad aggravare la situazione si aggiungono le stime riportate dati Dati di Progetto sull’analisi del traffico merci attraverso le Alpi: si ipotizzava che il traffico ferroviario merci, che nel 2004 era stato di 6,5 milioni di tonnellate, raggiungesse i 39,4 milioni di tonnellate entro il 2030 grazie appunto alla costruzione della linea ferroviaria, ma le previsioni si sono dimostrate molto lontane dalle aspettative, a causa della crisi che ha dimezzato le importazioni e le esportazioni sul tratto ferroviario e le autostradale d’oltralpe.
Alla luce dei dati pubblicamente rilasciati dalla LTF, Lyon Turin Ferroviaire, ci si chiede realmente quanto passa giovare alle casse dello Stato, e soprattutto agli italiani, un’opera così inutile e costosa, ed è anche questo il motivo per cui i cittadini della Val di Susa difendono a spada tratta la loro valle.
By Federica Mandara