Palermo. Dalla grigliata sul tetto ad aspirante star. L’indignazione dei cittadini
PALERMO – Il giorno di Pasqua nei televisori e negli schermi di moltissimi italiani sono passate le immagini di una grigliata fatta sul tetto di un edificio di Piazzale Ignazio Colona, nel quartiere Sperone, a Palermo. In violazione delle regole anti-Covid-19.
Ignari, tra balli di gruppo e canzoni neomelodiche, con un barbecue da fare e senza precauzioni, queste persone si sono ritrovate l’aereo della polizia a pochi metri dalle teste. Sono scappati, ma la multa salata da pagare è arrivata lo stesso.
Il numero delle persone coinvolte ancora oggi non è ben definito, ma erano presenti più nuclei familiari con bambini. Sono sei le persone attualmente identificate e denunciate per la grigliata. Le accuse sono di danneggiamento, accensioni pericolose e violazione delle misure anti Coronavirus.
Le persone coinvolte non hanno rilasciato dichiarazioni, ma uno di loro ha fatto una videoconfessione con un prete, poi pubblicata sulla propria pagina Facebook. Mentre un altro, il pensionato Giuseppe Spagnolo, è stato rintracciato e contattato il 15 aprile scorso dal programma radiofonico La Zanzara, per un’intervista, negata, consigliando di contattare il suo agente prima di parlare con lui. Contattato, l’agente ha incredibilmente confermato tutto: “Sì, è un nostro contrattualizzato. Gratis non si può fare perché dobbiamo anche recuperare i soldi della multa di questo signore, poverino. Le posso fare 1.500 euro più Iva”.
Al riguardo c’è stata tanta indignazione da parte dei cittadini palermitani. Tra loro segnaliamo il commento social di una volontaria, Monica Li Vigni, che abita da anni allo Sperone, vicinissima al palazzo incriminato: “Vivo nel quartiere dello Sperone da 37 anni, ovvero da quando sono nata. Vivo di fronte i palazzi incriminati da 12. Non è un quartiere facile, anzi, è molto difficile. Abbiamo provato a portare, nel nostro piccolo, un po’ di legalità e ne abbiamo anche pagato le conseguenze. È un quartiere che detesto, in cui vive molta gente per bene, ma anche moltissimi criminali. Eppure non riesco a non guardare con enorme pena tutta questa situazione. Non indignazione, non rabbia, ma pena. Mai avevo assistito a un simile impiego di forze dell’ordine. Mai. I bambini su quei tetti, ve lo posso garantire, ci salgono pure da soli. (…) Tutto questo è solo la dimostrazione che se non c’è uno Stato che si occupa anche degli ultimi, non si va da nessuna parte. Perché non è l’esercito che serve, ma la cura. In uno stato di disagio socioculturale ed economico come quello di questo quartiere, ci vuole Cultura. È necessario educare, perché solo educando crei coscienza. È necessaria la scuola, è necessario un impegno del servizio sociale inteso come aiuto alle famiglie, è necessario affiancare le famiglie nella crescita dei figli. È necessario insegnare la legalità. È necessario un programma di recupero.”
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