Psiche. Movimenti oculari per superare un trauma: scopriamo l’EMDR
ROMA – Un numero sempre maggiore di persone si rivolge allo psicologo per superare un trauma subito. Al riguardo, uno dei trattamenti più utilizzati dagli psicoterapeuti di tutto il mondo è l’EMDR (Acronimo inglese di “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari” – ndr) che nasce appunto come esigenza di cura del trauma, il quale per sua natura viene interiorizzato come un’esperienza, le cui informazioni, essendo troppo gravose e complesse da elaborare per la mente, si congelano al suo interno gravando su successivi comportamenti, cognizioni ed emozioni.
Per comprendere in cosa consiste e se può aiutare tutte le persone che si rivolgono a uno psicoterapeuta, abbiamo contattato la Dott.ssa Sara Bakacs, psicologa clinica, psicoterapeuta e criminologa, esperta in psicotraumatologia: «Quello che fa l’EMDR è stimolare il cervello a riprendere l’elaborazione rimasta bloccata e, per così dire, rimetterla in circolo in modo che fluendo possa dare significati funzionali all’esperienza negativa vissuta e riprendere così il suo normale corso. Per fare ciò si sfrutta il movimento oculare, come se in piena coscienza provassimo a ricreare uno stato REM, ovvero quello stadio del sonno in cui la mente tramite movimenti oculari produce i sogni dai contenuti più significativi. Per semplificare al massimo, si può dire che si stimola il cervello facendo seguire dei movimenti delle dita e chiedendo allo stesso tempo di tenere a mente il ricordo disturbante, le emozioni che reca e le tensioni che produce nel corpo».
In quanto tempo si ‘guarisce’?
«Questo è estremamente soggettivo. Dipende molto dalla capacità di elaborazione della persona, dal tipo e dalla gravità del trauma o dai traumi. In linea di massima per ogni ricordo su cui si sceglie di lavorare non si va oltre le sei sedute al massimo. Ovviamente più il quadro è complesso, più vi sono traumi o i microtraumi, più lungo sarà il percorso.»
Quali pazienti sono esclusi da questo trattamento?
«Non ci sono particolari controindicazioni, salvo quadri di gravità importante come stati di forte dissociazione, stati depressivi con tendenze suicidarie o gravi stati di dipendenza da droghe e alcol, in questi casi le linee guida indicano come non adatto il trattamento. Ogni caso, e di conseguenza l’applicabilità del trattamento, va però sempre valutato di volta in volta a seconda del soggetto e della sua storia, oltre che del suo quadro diagnostico».
I principali sintomi su cui si interviene?
«L’EMDR nasce come trattamento del trauma. Quindi è il trattamento di elezione dalla sindrome post traumatica da stress e di tutti quei sintomi generati a seguito del vissuto di un’esperienza traumatica: abusi, violenze, incidenti stradali; oppure su larga scala come grandi catastrofi generate dall’essere umano o scenari di guerra e dalla natura, terremoti e altri disastri simili».
Il trattamento può essere esteso ad altre patologie?
«Con il trattamento EMDR oggi, oltre all’ambito della psicotraumatologia per cui è nato, si stanno implementando protocolli specifici per diverse problematiche: ansia, fobie e panico; disturbi alimentari; depressione e lutti; malattie gravi. Solo per citare alcuni esempi».
In merito esistono false credenze?
«Quello che mi sento di dire è qualcosa che mi sta molto a cuore quando si parla a persone che si trovano in grave disagio e sofferenza. Spesso, leggendo di EMDR o qualsiasi altro trattamento, a volte lo si percepisce come miracoloso, perché le persone hanno bisogno di credere che potranno risolvere gravi problemi in una seduta, quasi per magia. Quello che cerco di spiegare sempre a coloro che si rivolgono a me con questa sensazione, è che l’EMDR è un trattamento molto potente, efficace e risolutivo, ma come qualsiasi altro trattamento psicoterapeutico implica un impegno personale e una volontà reale di cura e a volte un percorso lungo di riflessione.»
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