Roma. In marcia per un’Europa sociale, democratica e solidale
ROMA – Da giorni la Capitale si preparava ad affrontare la giornata del 25 marzo. Tanti allarmismi inutili, dal presunto arrivo del fronte jihad a veri e propri scenari apocalittici, invece Roma ha marciato civilmente fino al tardo pomeriggio per manifestare contro il 60° anniversario dei Trattati di Roma: in questa data infatti, i capi di stato e di governo d’Europa si sono riuniti per festeggiarne l’anniversario.
Quattro cortei e vari sit-in distribuiti tra la mattina e il pomeriggio hanno popolato le strade romane, tutti in piazza per esprimere le proprie posizioni in merito alle questioni europee e per puntare l’attenzione su un’Europa troppo tecnocrate, un continente segnato negativamente dalle politiche di austerity e di tutela dei mercati finanziari, che hanno impoverito i cittadini europei e aumentato le diseguaglianze sociali.
Il corteo “Europe for all”, partito da Piazza Vittorio Emanuele alle ore 11:00, ha marciato fino al Colosseo per rivendicare il principio di libertà di movimento, sperando di veder concretizzata l’idea di un’Europa che punti alla valorizzazione di territori inclusivi e solidali. Tanti colori e tante bandiere: da Greenpeace e Legambiente a Diem di Varoufakis, passando per Cgil, Fiom e Uil.
“Non abbiamo bisogno di nuove dichiarazioni, ne abbiamo abbastanza. Ciò che vogliamo sono azioni concrete per una vera Europa”. Così ha parlato Guy Vehrofstadt, leader dell’Alde, rivolgendosi ai migliaia di federalisti europei.
“Accoglienza e libertà di circolazione sono la risposta contro ogni forma di xenofobia”, ha risposto uno dei manifestanti, “L’Europa per cui siamo in piazza oggi non è quella dei mercati e della finanza, la nostra Europa è sociale, democratica e solidale.”.
Simbolo della manifestazione era il gigante spaventapasseri, sorretto dalle associazioni e dai movimenti di tutta Europa, che hanno chiesto la tutela dei piccoli agricoltori e dei contadini.
Tra i tanti argomenti trattati anche quelli relativi alle questioni di genere e i diritti di autodeterminazione delle donne polacche, per rompere il tentativo repressivo e di violazione estrema dei diritti umani.
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