Roma. “Non diamo pace alla guerra” per tornare a parlare di Iraq
ROMA – Venerdì 16 febbraio alle ore 18:00 il centro sociale “Scup-Sport e cultura popolare”, situato in Via della Stazione Tuscolana a Roma, ha ospitato vari rappresentanti di associazioni italiane e irachene in occasione del 15° anniversario delle grandi mobilitazioni popolari contro la guerra in Iraq. L’evento, denominato “Non diamo pace alla guerra. 2003-2018: la guerra in Iraq continua”, è stato promosso dall’associazione “Un ponte per” (Upp) al fine di discutere sullo stato attuale in cui imperversano oggi l’Iraq e l’Italia.
Durante l’incontro, moderato da Martina Pignatti Morano e Alfio Nicotra di “Un ponte per”, sono intervenuti Riccardo Troisi di Comune-info; Grazia Naletto della Campagna “Sbilanciamoci”; Riccardo Russo della Rete della conoscenza; Daniele Taurino del Movimento nonviolento; Maria Bencivenni del Movimento dei Focolari Italia e Fabio Alberti di Upp. Insieme a loro anche una delegazione di sei attiviste e attivisti iracheni impegnati nel forum sociale iracheno, il quale coinvolge numerose organizzazioni giovanili al fine di discutere su temi inerenti i diritti umani e i valori della nonviolenza messi in discussione durante i conflitti.
Il 15 febbraio 2003, circa 15 anni fa, a Roma hanno sfilato pacificamente in corteo 3 milioni di persone per lanciare una campagna di sensibilizzazione contro la guerra in Iraq. “Gli iracheni capirono quel giorno che non erano soli, al di là delle scelte dei governi, e che dopo quel terribile 2003 avrebbero potuto cominciare a costruire il futuro dell’Iraq in rete con i movimenti sociali del resto del mondo”, così ricordano Martina Morano e Alfio Nicotra di “Un ponte per”.
Ma cosa ne è stato dell’Iraq in questi in 15 anni? In che modo è possibile creare dei ponti tra il movimento italiano e le organizzazioni irachene che hanno reagito alle violenze esercitate dall’Isis? Per rispondere a queste domande, durante l’evento si è discusso di temi inerenti le politiche industriali nell’ottica dell’economia solidale: in 14 anni di missioni militari in Iraq infatti l’Italia ha speso 2,6 miliardi di euro, una cifra che poteva essere investita invece per arginare la crisi umanitaria e costruire istituzioni democratiche. Numeri e fatti emersi dal bilancio di fine legislatura realizzato della campagna Sbilanciamoci, al cui interno sono inserite anche alcune proposte sostenibili rivolte alle forze che si candidano per governare il paese: modificare le politiche migratorie abolendo la legge Bossi-Fini e i decreti Minniti-Orlando; rimodulare le aliquote Irpef in modo da garantire il rispetto del principio della capacità contributiva; e razionalizzare e tagliare le spese per la Difesa.
Tante proposte che mettano in collegamento l’Italia e i paesi che necessitano di soccorso, al fine di costruire percorsi di solidarietà e lotta per i diritti umani. “Non diamo pace alla guerra” non è stato dunque solo un evento commemorativo, ma ha anche offerto ai presenti l’opportunità di capire in che modo l’Italia gestisce e potrebbe gestire le spese militari nell’ottica di un’economia solidale.
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