Salute. A Napoli protesta e raccolta firme per salvare l’ospedale “Pellegrini”
NAPOLI – Sabato 8 aprile alle ore 17:00, i residenti del quartiere Montesanto si sono riunito nella piazza adiacente la stazione della Cumana per una raccolta firme a sostegno dell’ospedale Pellegrini di Napoli. Il comitato “Salviamo il Pellegrini” ha organizzato la manifestazione in segno di protesta contro la Giunta della Regione Campania a guida De Luca, che intende chiudere i reparti di oculistica e di otorinolaringoiatria di uno degli ospedali più importanti del capoluogo partenopeo.
“Ancora un attacco alla Sanità pubblica, ma i problemi non vanno aggirati, bensì affrontati e risolti”, questo è ciò che chiedono i cittadini, i quali rifiutano l’idea di trasferire i due reparti dal loro territorio all’Ospedale del Mare di Ponticelli, un edificio ubicato all’estrema periferia della città.
«Si vuole sfavorire il vecchio Pellegrini», ci racconta Chiara del gruppo Libera, «che ha potenzialmente 800mila pazienti data la sua collocazione centrale, e nonostante i problemi interni. La città non si riversa in strada solo per protestare contro tale chiusura, ma è pronta ad avanzare delle proposte, con la speranza che la voce del popolo possa arrivare alle orecchie del governatore De Luca. La chiusura è prevista per giugno 2017, già da ora però è iniziata l’opera di smantellamento delle due aree. A tal proposito la proposta dei napoletani è quella di arginare il problema ristrutturando il vecchio ospedale, assumendo altri medici e infermieri, facendo prevenzione ed evitando corruzione e speculazione».
Durante questa giornata il comitato è stato accompagnato da tanti gruppi della nostra città, quali appunto “Libera”; “Je so’ pazzo”; “Napolinsieme”; e da figure politiche del territorio come Francesco Chirico, Presidente della II Municipalità di Napoli; e Roberta Gaeta, Assessore al Welfare del Comune di Napoli, che ci ha rilasciato una dichiarazione: «L’importante è esserci, dobbiamo sempre essere numerosi, a questa città viene negato il regolare confronto con le Istituzioni, questa città non ha più i diritti garantiti, sia sanitari che sociali. Questo non è solo un presidio per la Sanità, ma anche per la legalità, questi luoghi che vogliono sottrarci sono luoghi storici e noi non possiamo permetterlo. Vero è che il Comune non ha la forza di opporsi alla Regione, ma proprio per questo motivo ognuno di noi deve dare il proprio contributo.»