Salute. YoGaiola a Napoli, per benessere tra corpo e natura
NAPOLI – Sabato 15 aprile presso l’Area Protetta del Parco Sommerso di Gaiola, a pochi metri di distanza dalla costa di Posillipo, area protetta che si estende dal borgo di Marechiaro fino alla suggestiva Baia di Trentaremi, si è svolto uno degli incontri previsti dal progetto YoGaiola (Iniziato domenica 12 marzo – ndr), realizzato dall’associazione CSI Gaiola e dal maestro di yoga Enrico de Luca. Gli appuntamenti, che si terranno ogni domenica di aprile con inizio alle ore 10:00, accompagneranno i partecipanti attraverso un percorso suggestivo e ricreativo che promuove lezioni di yoga all’aria aperta, con lo scopo di restituire benessere e riposo al corpo.
Il progetto ha avuto inizio nel 2016, ma la nascita del Centro Studi Interdisciplinari Gaiola Onlus è avvenuta nel 2004, centro cresciuto valorizzando un patrimonio del territorio napoletano per troppo tempo dimenticato: la Gaiola. L’idea alla base del progetto è quella di conciliare natura e yoga, permettendo alle persone di risvegliare l’interesse verso il proprio benessere, corporeo e psicologico. A tal proposito, abbiamo intervistato il maestro di yoga Enrico de Luca.
Perché avete scelto il Parco Sommerso di Gaiola?
«Beh, si può considerare la mia seconda casa: venni per la prima volta quando avevo 11 anni e subito mi innamorai del posto; all’epoca era una discarica a cielo aperto, ma quando è sorto il CSI Gaiola tutto è cambiato: questa Onlus ha in tutti i sensi ravvivato un ambiente, destinato a morire, attraverso varie attività di ricerca scientifica portate avanti seguendo un approccio quanto più possibile interdisciplinare e multidisciplinare, che è garantito proprio dalla molteplicità di competenze insite al suo interno: dalle Scienze Naturali all’Archeologia. Ho visto con i miei occhi il recupero di questa oasi naturale, che tra mille difficoltà è tornata a caricarsi di nuovo energeticamente e ha saputo apprezzare l’entrata in gioco di questa attività fortemente screditata dai frequentatori marginali della zona, che preferivano l’abbandono precedente per fare i loro comodi nel degrado; il boom negli ultimi 3 anni tuttavia ha permesso agli amanti di questo posto di apprezzarlo maggiormente e di confermarlo per far crescere sempre più l’esperienza spirituale che si viene a creare tra corpo e natura.»
Quale è lo scopo principale dell’evento YoGaiola?
«Gli scopi sono vari. Innanzitutto la proposta di questa zona, che ha come necessità primaria quella di diffondere e promuovere l’opera di tutela del territorio messa in atto dai ragazzi della Onlus, trasforma una semplice attività ricreativa in analisi interiore ed esclusiva; inoltre l’abbinamento di un luogo come questo, che offre alle persone un particolare stato d’animo attraverso le energie positive che è in grado di sprigionare, con l’attività dello yoga, che tende allo stesso modo al riequilibrio dell’energia, alla riscoperta e alla consapevolezza del corpo attraverso una serie di meccanismi molto profondi, rende automatica una simbiosi involontariamente sviluppatasi da sé. L’esperienza nasce dalla scoperta del posto stesso: ci si sente immediatamente fuori dal mondo, scoprendo un luogo immerso nella natura sin dall’inizio del suo percorso; il tutto, pertanto, è un unicum in cui le persone vedono la loro vita trasportata fuori dalla normalità quotidiana, seguendo un benessere per niente casuale e rispettando le regole morali e sociali di un luogo che, nel processo inverso, rispetta l’uomo in tutta la sua diversità e lo riporta a un senso di appartenenza riscoperto attraverso, appunto, l’utilizzo dello yoga. YoGaiola così diventa l’occasione per ammirare un posto, abbinarlo a una pratica che in termini pratici significa volersi bene e quindi, attraverso ciò, apprendere a voler bene un luogo straordinario con un patrimonio immenso da scoprire.»
I vantaggi dello Yoga?
«L’attività si approccia a uno sfondo culturale di persone ampio e vasto, che si declina in tantissime diversità pratiche: è un percorso di scoperta personale che passa attraverso il corpo, è quell’inno alla vita frutto di millenarie trasformazioni positive, nato in diverse civiltà mondiali tantriche o matriarcali che semplicemente cercavano il loro momento felice e si scoprivano senza fare troppi danni all’ambiente, unendo i principi complementari e opposti che esistono in natura e avviandone un processo di unione e trasformazione. Penso che debba essere valorizzato perché rappresenta storicamente e antropologicamente la più antica forma di sperimentazione e autoconoscenza che l’essere umano abbia mai messo in pratica, nel momento massimo di evoluzione della civiltà: questa pratica laica e metafisica (Le civiltà antiche attribuivano speculazioni di carattere simbolico alla natura, in quanto non avevano strumenti per poterla analizzare – ndr) non porta all’analisi, ma al vissuto, all’esperienza, tendendo a non usare l’emisfero della razionalità per arrivare a sfruttare un benessere ricercato attraverso un annullamento del pensiero discorsivo e razionale, un vero e proprio ritorno allo stato prelogico senza l’utilizzo di sostanze artificiali ed esterne. Nella nostra società patriarcale, purtroppo, si insegna lo yoga fisicamente attraverso le posizioni, facendo riferimento a pensieri come trascendenza e isolamento: non c’è celebrazione del corpo muovendosi, si fa riferimento a un universo simbolico che significa trascendenza, e quindi morte.»
By Michele Calamaio