Solidarietà. A Napoli degustazione e prodotti contro la camorra
NAPOLI – Venerdi 27 aprile alle ore 17:00, presso la “Tienda” ha avuto luogo l’evento “Degustazione contro la camorra”, un’iniziativa che sancisce la sinergia nata tra la bottega, già molto attiva nel sociale, e la cooperativa “(R)esistenza” che opera nel fondo Amato Lamberti di Chiaiano, confiscato alla Camorra.
Non un supermarket, ma una bottega equo solidale, uno spazio che si propone di ospitare incontri con associazioni e cooperative, che ambisce a diventare un polo culturale e sociale contribuendo ad animare il quartiere vomero. Una bottega che collabora con chi opera nel sociale e sul territorio, e con i piccoli negozi stritolati dalla crisi e dalle grandi catene. La “Tienda” infatti ospita prodotti della solidarietà locale, frutto della collaborazione con il carcere femminile di Pozzuoli, il carcere di Siracusa, l’associazione Giancarlo Siani, Libera Terra e Placido Rizzotto, tutte terre confiscate alla mafia, per citarne alcune.
La “Degustazione contro la camorra”, alla presenza di alcuni abitanti e cittadini attivi nel sociale, ha visto l’arrivo nella bottega della falanghina e della marmellata della cooperativa sociale “(R)esistenza”, che opera nel fondo Amato Lamberti, sociologo fondatore dell’Osservatorio sulla camorra e precursore di tante battaglie che oggi “(R)esistenza” continua a portare avanti: è il primo bene agricolo confiscato della città di Napoli, situato tra Via Tirone, Via Cupa del Cane e Via Comunale Casa Putana. La sua destinazione è a frutteto misto, con un pescheto, un ciliegieto, un limoneto e un prugneto. Il bene è gestito con la logica dell’inserimento lavorativo di classi svantaggiate, nello specifico detenuti: 14 ettari di frutteto per la produzione di falanghina DOC dei Campi flegrei, miele, marmellate, frutta fresca e ortaggi. Inoltre “(R)esistenza” gestisce anche una struttura di 2mila mq; l’officina delle culture “Gelsomina verde”, precedentemente nelle mani della camorra e oggi luogo dove coesistono 13 associazioni; una sala di musica per prove e incisioni; una comunità alloggio per stranieri non accompagnati; una palestra e una biblioteca da SIAE.
Al termine della degustazione abbiamo raggiunto Ciro Corona, legale rappresentante della cooperativa sociale “(R)esistenza”, per rivolgergli le nostre domande.
La sua storia?
«Sono nato, cresciuto e tutt’ora vivo nel quartiere conosciuto in tutto il mondo come il quartiere della camorra, e questa reputazione non mi è mai piaciuta. Mi hanno cresciuto con due assiomi: se vuoi salvarti, o scappi o ti schieri con la camorra. Ho scelto la terzia via: restare e resistere sui territori, provando a riscattarli dal basso. Non c’è riscatto senza restituzione della dignità alla persona attraverso il lavoro.»
In che modo?
«Gran parte della colpa, riguardo lo stato delle cose, la do all’antimafia borghese che si ferma nelle aule universitarie, giacca e cravatta, valigetta ventiquattrore: fare antimafia sui territori significa sporcarsi le mani, prendendo quei pezzi di territorio che la mala politica e la camorra ci hanno portato via. Il bene confiscato è stato sequestrato nel ‘97, confiscato nel 2001, e per undici anni, nonostante la confisca, la camorra ci ha lavorato indisturbata. Fino a quando siamo arrivati noi, nel 2014, una parte del bene confiscato era sottoposto a sequestro perché potevano esserci resti di persone sciolte nell’acido. Quando siamo arrivati abbiamo cominciato a raccontare che lì si poteva fare altro, che la storia poteva cambiare: oggi quel bene è restituito al territorio.»
Quanto è stato difficile?
«Racconto solo l’ultimo dei problemi che abbiamo avuto: il 5 aprile dell’anno scorso qualcuno ha provato a incendiare il bene confiscato con del liquido infiammabile; le persone del posto sono scese a spegnere le fiamme.»
Come nasce la sinergia con la bottega equo solidale?
«I nostri prodotti nel circa il 96% dei casi sono venduti in Italia, non a Napoli e non al Sud, ma nel Nord Italia. Di persone coraggiose che hanno scommesso sui prodotti nostri ne abbiamo trovati pochissimi, ma l’idea di posizionare nel cuore della Napoli ‘bella’ i prodotti che arrivano da un bene confiscato ci piace, perché è un’idea già sposata in altre parti d’Italia.»
Che vino producete?
«Un vino di qualità che non dimentica le sue radici. Selva Lacandona, falanghina DOC. Ovviamente il gemellaggio con la Selva Lacandona del Chiapas è scontato.»
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