Solidarietà. Conclusa l’esperienza dello “Spazio Natale Emergency di Napoli”
NAPOLI – Domenica 24 dicembre, la Vigilia di Natale, si è conclusa l’esperienza dello “Spazio Natale Emergency di Napoli”, uno store temporaneo aperto dall’associazione Emergency dal primo dicembre al vomero, in via Luca Giordano 184, i cui fondi raccolti attraverso la vendita di oggetti provenienti da Paesi lontani saranno destinati a progetti dedicati alle vittime di guerra in Afghanistan e Iraq.
Anche quest’anno, come in diverse città italiane, Emergency ha aperto un proprio store a Napoli: i cittadini che durante il mese di dicembre si sono recati allo “Spazio Natale Emergency di Napoli”, acquistando i regalini natalizi solidali hanno contribuito alla raccolta fondi dell’associazione destinata agli ospedali e ai centri sanitari per la cura e l’assistenza gratuita delle vittime dei Paesi in guerra.
Borse in tessuto di Bamyan, pashmine dal Nepal, vetri lavorati a mano di Herat in Afghanistan, centri intrecciati dal Sudan e scialli dal Kashmir, sono alcuni degli oggetti esposti e venduti nello store, oltre ai giocattoli per bambini, cosmetici naturali e prodotti enogastronomici.
Disponibili nello store anche gli anelli, i bracciali e i portachiavi di ”No War Factory”, un’azienda che dall’alluminio recuperato da frammenti delle bombe, sganciate durante la guerra del Vietnam, produce gioielli realizzati a mano da artigiani del Laos; e i torroni de ”I girasoli Onlus”, che gestisce un mandorleto confiscato alle mafie, in Sicilia, in cui lavorano gli ospiti dello SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, ndr).
Molteplici sono state anche le attività svolte all’interno dello spazio: dai momenti ricreativi delle danze francesi, un’occasione per volontari e cittadini di mischiarsi, animando e condividendo il supporto alla causa dell’associazione, a quelli più intensi come “La polvere di Ashti”: un viaggio in realtà virtuale, grazie ai visori, nel campo di Ashti (Nel Kurdistan iracheno, ndr) che ospita gli sfollati iracheni in cerca di un rifugio dalla guerra e dove Emergency cura più di cento feriti ogni giorno.
Da segnalare anche la tre giorni della mostra fotografica “Incontri fotosociali”: attraverso gli scatti di Federico Righi, Emilio Porcaro, Marino De Falco Abio, Raffaele Gallo, Pino Guerra e Alessio Paduano i cittadini hanno familiarizzato con la realtà di Emergency, conoscendone o approfondendone gli intenti e l’azione sociale.
Nel giorno della chiusura dello store, per fare un bilancio conclusivo dell’esperienza, abbiamo raggiunto Serena Paolino, responsabile dello “Spazio di Natale Emergency di Napoli”. A lei abbiamo le nostre domande.
Cosa può dirci dello spazio Emergency di Napoli?
«Ci siamo occupati della raccolta fondi, ottenuta grazie alla vendita di prodotti alimentari, donati da aziende italiane, che da prodotti artigianali fatti in Africa, Afghanistan, Iraq. Oltre al classico gadget Emergency. L’associazione ha come progetto, nella maggiori città italiane, l’apertura di uno spazio di natale nel mese di dicembre, perché un regalo lo si fa sempre, ma in questo caso il dono è doppio.»
Qual è la precisa destinazione dei fondi?
«Quest’anno i progetti riguardano gli ospedali in Iraq e Afghanistan: nel primo caso abbiamo operato circa 700mila persone, nel secondo oltre 5 milioni. Le nostre sono strutture sanitarie vere e proprie, presenti su territori in guerra. In Afghanistan ad esempio l’afflusso di vittime è aumentato a dismisura, le ultime statistiche raccontano che il 93% delle vittime della guerra sono civili, i cosiddetti “danni collaterali”; dato il numero così alto è impossibile definirli in questo modo, il 30% è rappresentato dai bambini. Noi in questo momento curiamo le vittime delle guerre. In Iraq lavoriamo nei campi profughi e facciamo attività ambulatoriale e chirurgica.»
Come giudica la risposta dei cittadini alla vostra iniziativa?
«Siamo soddisfatti della risposta della cittadinanza, una buona risposta. Anche un euro a noi fa bene, perché sappiamo come spenderlo e lo facciamo bene nei nostri progetti. Oltre al contributo economico sono stati in molti a interessarsi e porre domande sulle nostre attività; in tanti ci hanno domandato in che modo potersi avvicinare e partecipare attivamente all’associazione, da volontari.»
Un commento sulla polemica contro riguardo le ONG?
«Noi rispondiamo con il lavoro costante e le azioni concrete. Rispondiamo curando tutti negli ospedali, a prescindere dal colore, dalla razza, dalla lingua o della tribù della persona che ci troviamo di fronte.»
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