Solidarietà. Napoli per la Palestina, il Governo no
NAPOLI – Ogni anno, in data 29 novembre, si festeggia “La Giornata internazionale di solidarietà per il popolo palestinese”, nella stessa data di adozione della risoluzione ONU 181 del 1947 e istituita nel 1977. La risoluzione 181, continuamente violata da Israele, è stata attuata solo in parte, prevedeva la nascita dello Stato d’Israele e la divisione della Palestina in tre parti: uno Stato ebraico, uno Stato palestinese e una zona internazionale con Gerusalemme e Betlemme.
La Comunità palestinese campana, supportata dalla società civile di Napoli, dall’Ex OPG ”Je so’ pazz” e Donne in nero, ha dato il suo contributo con una manifestazione svoltasi tra testimonianze e canti in Largo Berlinguer alle ore 17:00 di ieri. Da segnalare che nei giorni precedenti, in occasione della “Giornata Onu per i diritti del popolo palestinese”, era stato organizzato a Castel dell’Ovo, dal Comune di Napoli e da Pax Christi, il movimento cattolico impegnato nei processi di pace, attivo dal 2004 con la campagna Ponti non muri, l’VIII edizione del Convegno Nazionale: per la prima volta è stata scelta la città di Napoli, per la particolare attenzione alla questione palestinese da parte della società civile partenopea. Durante il convegno sono intervenuti studiosi, giornalisti, rappresentati palestinesi e israeliani, politici ed esponenti della società civile. Sono state affrontate tematiche inerenti il conflitto israelo-palestinese, dall’occupazione israeliana dei territori al genocidio in atto organizzato dallo Stato d’Israele a Gerusalemme e in Cisgiordania, e all’assedio permanente di Gaza mentre la comunità internazionale assiste inerme.
Tornando alla manifestazione del 29 novembre in piazza, abbiamo rivolto alcune domande a Jamal Qaddorah, rappresentante della Comunità palestinese campana.
Giornata ONU per la Palestina, nella data della Risoluzione 181 del 1947, cosa è cambiato da allora?
«Purtroppo non è cambiato nulla. L’ONU ha indetto questa giornata, ma la stessa ONU si è distratta su questa risoluzione, ma anche la politica internazionale è distratta da 70 anni dalla cacciata dei palestinesi dalle loro case e la creazione dello Stato d’Israele, alla Guerra dei Sei giorni del 1967. Il popolo palestinese è un popolo a cui vengono violati i diritti essenziali, dalla distruzione delle case all’uccisione delle persone come accade in questi giorni, allo sradicamento degli ulivi millenari per dare visibilità ai coloni armati che sono protetti dall’esercito israeliano che continua nel programma di pulizia etnica. La risoluzione 181 dell’ONU ha deciso due Stati, uno nato nel 1948: lo Stato d’Israele, e l’altro stiamo aspettando che nasca: lo Stato Palestinese, autonomo e sovrano a fianco allo Stato d’Israele, per vivere in pace perché la guerra non serve a nessuno».
Qual è la posizione del Governo italiano nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese?
«Il governo italiano non dà una mano, ma per fortuna il popolo italiano sì. C’è una differenza molto forte tra la popolazione e il governo. Renzi non ha ancora capito niente di politica internazionale, non ha capito neanche l’interesse dell’Italia sul piano geopolitico nel Mediterraneo, che non deve essere super partes, ma deve stare vicino ai popoli che soffrono e che cercano di liberarsi. Nella Seconda Guerra Mondiale erano gli ebrei a essere perseguitati, hanno avuto l’Olocausto, oggi sono i palestinesi. Non tutti gli ebrei sono uguali, molti sono per la pace, questa non è una guerra di religione tra ebrei, musulmani e cristiani, ma è una guerra politica di autodeterminazione di popoli e il Governo italiano non ha ancora deciso da che parte stare. Tante belle parole ma pochi fatti!»