Solidarietà. Tornati a casa i bambini di Chernobyl ospitati in Basilicata
POTENZA – I ragazzi bielorussi, provenienti dalle zone contaminate in seguito al disastro nucleare di Chernobyl, hanno salutato le famiglie lucane che li hanno ospitati per 40 giorni, sposando il programma dell’associazione onlus “Insieme per la solidarietà”: con 24 nulla osta concessi, a minori di età compresa tra i 7 ed i 17 anni, i volontari italiani hanno consentito ai ragazzi una decontaminazione dalle sostanze tossiche che l’incidente riversò nell’ambiente.
La permanenza di un individuo contaminato, in un territorio sano, permette lo smaltimento, in 30 giorni, di un quantitativo di sostanze tossiche che nella zona ‘rossa’ verrebbero espulse invece in circa 6 mesi. A distanza di esattamente 30 anni, a Chernobyl le percentuali di celsio 137 sono diminuite molto, ma ancora molto persistenti sono sostanze come l’uranio, che le aree rosse smaltiranno purtroppo in millenni.
I ragazzi coinvolti nel progetto venivano da realtà eterogenee quali famiglie, case-famiglie e istituti distanti soltanto 70 km dalla centrale nucleare V.I.Lenin, che seppur situata in Ucraina settentrionale, è separata dalla Bielorussia da soli 16 km. Al loro arrivo in Italia sono stati sottoposti a visite mediche presso l’Associazione “Amici del Cuore” di Potenza: esami di laboratorio, ecografie alla tiroide e visite specialistiche.
Nel periodo della loro permanenza i ragazzi hanno avuto modo di trascorrere un paio di giornate al mare, in località Marina di Pisticci; e poi a Scario, dove hanno preso parte alla IV edizione della “Partita della solidarietà Italia-Bielorussia”, il 9 Agosto 2016, manifestazione patrocinata dalla Figc Basilicata.
Le famiglie che li hanno ospitati, che hanno pagato le spese dei voli di andata e ritorno, hanno ricevuto all’arrivo dei ragazzi una dispensa a cura di Lylia Shcherbak, una sorta di piccolo vocabolario che permettesse loro l’interazione. Nonostante l’empatia instaurata con le famiglie ospitanti, è importante ricordare che il progetto si configura come un soggiorno terapeutico, con il fine ultimo di adempiere a finalità sanitarie. Al riguardo abbiamo raccolto la testimonianza video di Sonia Fassina, in basso all’articolo, che insieme al marito e al figlioletto hanno ospitato un ragazzo 12enne bielorusso.
Come descrive questa esperienza?
«Non avrei molte parole per descriverla. Consiglierei questa esperienza a tutti: sapere che un figlio che ami, che hai desiderato, è felice, è bello, ma far star bene un bambino senza genitori, come il bambino che abbiamo ospitato, è stato ancor più bello.»
La vostra quotidianità?
«E’ stato tutto così semplice che quasi ci siamo sorpresi. Siamo entrati subito in sintonia, per fortuna, nonostante le difficoltà date dalla lingua. Anche mio figlio è riuscito a trovare in lui un compagno di giochi in men che non si dica. Lo abbiamo sin da subito trattato come un componente della famiglia, nel momento del gioco così come nel momento di eventuale rimprovero. Sicuramente io e mio marito ci siamo accorti di quanto i nostri figli siano viziati, ma anche fortunati. Ci tengo anche a dire che il nostro paese ha accolto molto bene i bambini, che venivano salutati da tutti ed erano riusciti a inserirsi benissimo anche nel centro estivo organizzato ogni anno dalla parrocchia»
Un invito a vivere questa esperienza?
«Inviterei sicuramente a rendere questa idea una realtà. A me ha riempito il cuore di gioia: mi sento ricca, piena, gonfia di gioia. Vederlo andar via mi ha lasciato un vuoto.»
By Zaira Magro
Cosa dire.. riprendo una frase che ha scritto mia sorella ” ha lasciato un vuoto”anche per noi sebbene siamo stati con lui solo pochi giorni .. Ha riempito il nostro cuore di gioia e amore .. Vederlo andar via mi è molto dispiaciuto .. Ho ringraziato tante volte mia sorella per questo gesto di solidarietà che ha portato a termine con suo marito e il nostro piccolo nipotino Andrea ! Donare amore è la ricchezza più preziosa al mondo ! Con affetto e stima lisa