Speciale Mediterranean Pride of Naples: Diritti e scuola
NAPOLI – Ieri pomeriggio, alle ore 18:00 circa, è partito da Piazza Dante il corteo del Mediterranean Pride of Naples, che quest’anno ha avuto come tema i Diritti e la scuola. Alla manifestazione, che ha attraversato Via Toledo, Piazza Trieste e Trento, Piazza del Plebiscito, il Lungomare, sciogliendosi infine all’altezza di Castel dell’Ovo, hanno partecipato anche le associazioni studentesche, tra queste la “Rete della conoscenza”, un’organizzazione nata dall’unione di Link-Coordinamento Universitario; il Sindacato Studentesco Universitario; e l’UDS, l’Unione Degli Studenti: al suo referente per le politiche e i Diritti LGBT, Riccardo Treglia, abbiamo rivolto le nostre domande, in virtù anche dell’approvazione del contestatissimo Decreto sulla “Buona Scuola” e la messa al bando di 49 volumi per bambini, accusati di “ideologia gender” dal Sindaco di Venezia.
Perché “Rete della conoscenza” promuove e organizza il Gay Pride?
«“Rete della conoscenza” si occupa di tematiche sociali, come quelle LGBT, ambiente, disoccupazione, quindi del mondo del lavoro. L’area tematica LGBT, a livello nazionale, si è posta quest’anno diversi quesiti che l’hanno portata a concepire il proprio ruolo, nel contesto della formazione e nella difesa dei diritti LGBT, come una cosa imprescindibile: lo studente discriminato per la propria sessualità, l’idoneo non beneficiario della borsa di studio all’Università, il precario della scuola, sono tutti soggetti che vivono una precarietà esistenziale. Io penso che il pride di Napoli sia un momento avveniristico, perché ha unito tutti questi soggetti. E poi è dalla scuola e dai luoghi di formazione che bisogna partire per la creazione di un modello sociale nuovo, che non accetti le logiche escludenti.»
Dunque è limitativo definirlo Gay Pride?
«Questo pride è di tutti e per tutti: io sono fiero di essere uno studente universitario e quindi voglio esser garantito una serie di diritti in qualità di studente, che mi permettano di realizzare le mie aspirazioni. Va bene la promozione dei diritti LGBT qui, va bene la promozione dei diritti civili, la lotta alla discriminazione, all’omo-transfobia nelle scuole, nei luoghi di formazione e non, però dobbiamo renderci conto che in questo momento tutto il comparto LGBT, come il tessuto studentesco, è chiamato a rispondere ad attacchi di più ampia portata. Associazioni come “Giuristi per la vita”; “Movimento per la vita”; l’AGeSC, Associazione Genitori Scuole Cattoliche, in questo momento non sono altro che lo sfogo di ideologie fasciste che in altre occasioni verrebbero additate come fasciste e fatte tacere, invece quando parlano di omosessualità, quando parlano di discriminazione loro possono avere la libertà di parola. No! La democrazia deve essere intollerante per gli intolleranti. Questo è quello che non capiscono le “Sentinelle in Piedi”: la democrazia si deve far tacere quando tu stai sbagliando. Quando tu ledi la libertà di una persona a essere quello che vuole e ad autodeterminarsi, in quel momento stai sbagliando, non stai dicendo quello che pensi, sei intollerante, basta!»
La “Buona Scuola” intanto è Legge. Che novità ci sono?
«Non prevede niente di buono! Inizialmente lo prevedeva, poi alla Camera il Nuovo CentroDestra ha messo il veto sull’educazione sessuale nelle scuole: cioè in questo momento l’educazione sessuale viene affidata alla bontà del professore, non viene strutturata. Noi invece chiediamo fin dalle scuole primarie un’educazione ai sentimenti e alla differenza. E poi al liceo l’educazione sessuale e alla contraccezione deve essere suggellata a livello ministeriale, come per la storia e la geografia, perché è a scuola che dobbiamo imparare le differenze. Loro pensano che le differenze siano una cosa cattiva, noi pensiamo che le differenze siano un’opportunità. E noi per questo dobbiamo batterci.»
Come realizzare il principio “libera è la cultura, libero è l’insegnamento” in un’epoca in cui a Venezia il Sindaco mette al bando 49 libri per bambini?
«La definisco scellerata una cosa del genere. Non lo capisco! Come non capisco la Ministra Giannini quando ha bloccato tutte le strategie alla lotta all’omofobia nelle scuole: per lei non esistono gli studenti discriminati? Tu sei il capo dei capi dell’Istruzione, non pensi che ci sia qualcuno da proteggere? Vengono protette le persone con una razza differente, però dobbiamo ricordarci che lo studente di etnia diversa, quando torna a casa ha una famiglia della propria etnia e quindi è accolto in quel contesto. Quando lo studente omosessuale invece torna a casa, vive ancora al margine: è nella scuola che lo studente deve crescere come cittadino, e un cittadino come fa a crescere in una società in cui vengono banditi i libri? Soprattutto parliamo di libri che proclamano il sentimento dell’amore. Ma di fronte a queste scelte scellerate dovrebbero esserci prese di posizione a livello ministeriale: lo stesso Pride deve diventare un momento che ingloba anche contenuti politici davvero netti e davvero chiari, perché dobbiamo politicizzarci.»
Cosa intende per politicizzarsi?
«Politicizzarsi non significa scegliere un partito, non dobbiamo avere le tessere di un partito, ma dobbiamo capire la realtà che ci circonda. E come si ottiene questo? Con una critica. E la scuola deve essere un laboratorio di diritti, di democrazia, di pluralismo. Pensiamo al doppio libretto, all’università, che consente al soggetto in transizione di autodeterminarsi col proprio nome di scelta. In generale la scuola deve essere il luogo in cui vengono garantiti alcuni diritti che al di fuori di essa invece vengono violati. E con questi parametri la scuola non è affatto luogo di indottrinamento come dicono certe associazioni. Poi se la mettiamo come un’indottrinare alla differenza e all’amore, allora dico che va più che bene.».
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